MARIA SILVIA CABRI
Cronaca

Paolo Hendel "Vi insegno a ridere delle paure"

Stasera al teatro Michelangelo un monologo che aiuta a non temere troppo i nostri tempi. La regia porta la firma di Gioele Dix

Paolo Hendel "Vi insegno a ridere delle paure"

Paolo Hendel "Vi insegno a ridere delle paure"

"La vera scommessa è riuscire a ridere delle cose meno allegre, quelle ti fanno paura, arrabbiare, per esorcizzarle. Per me è un bisogno fisiologico perché poi si sta meglio". Uno strepitoso Paolo Hendel sarà in scena al Teatro Michelangelo di Modena stasera alle 21 con il nuovo spettacolo ‘Niente panico!’, nel segno di una dichiarata leggerezza come dichiara il titolo, scritto insieme a Marco Vicari con la regia di Gioele Dix.

Hendel, come descriverebbe lo spettacolo?

"È un monologo, un viaggio comico tra paure pubbliche e paure private, che ruota attorno alle visite quotidiane a un caro amico ricoverato in ospedale, al quale ogni volta racconto cosa succede nel mondo. Come mia abitudine, affronto gli argomenti di attualità partendo da una certezza: l’unico modo per evitare il panico oggi (e di motivi ne avremmo molti) è guardare la realtà con la lente d’ingrandimento dell’ironia".

Cosa fa paura oggi?

"Tante cose, che magari in passato non avevano tale effetto. Ad esempio, le previsioni meteo: quando le leggevo alla mia nonnina era per un modo piacevole per stare insieme. Adesso anche il meteo fa paura: in questi ultimi inverni abbiamo avuto la sciabolata artica, termine che richiama Goldrake e l’alabarda spaziale. D’estate è peggio: l’anticiclone delle Azzorre ci snobba e ci tocca quello africano chiamato con nomi apocalittici, Lucifero, Caronte, Nerone".

Il suo timore più grande?

"Perdere il lato comico della vita, la capacità di ridere anche delle cose brutte che accadono. Tanto accadono, ma con una risata si dorme più leggeri. La risata fa bene alla salute. Però mi fa paura anche la prossima visita dall’urologo e l’ipotetica vittoria di Trump alle elezioni americane".

Dunque fa i conti anche con le sue ansie…

"Per i miei gusti in questi ultimi settant’anni son morti un po’ troppi amici. E seguitano a morire. È diventata una moda. Mi chiedo: è mai possibile che con tutte le invenzioni tecnologiche, con l’intelligenza artificiale, non si sia in grado di parlare anche per pochi secondi con chi non c’è più per farsi dire che cosa ci aspetta di là? Lo provi a chiamare e magari ti risponde. ‘Ma te non eri morto?’ ‘Eh sì, in effetti morto son morto, ma sai, col 5G ormai s’arriva dappertutto’. ‘Allora, dimmi Dio c’è o non c’è?’, ‘Mah, qui c’è un cartello: Per reclami e lamentele chiamare il numero verde. L’ho chiamato. C’è una voce registrata: ‘Pronto, sono San Pietro e rispondo dall’Albania, in cosa posso esserle utile?’".

Un monologo che fa ridere e a tratti commuove: come ha conciliato i due aspetti?

"Gli ultimi minuti dello spettacolo sono dedicati alla memoria Sergio Staino, scomparso dopo una lunga malattia. Un amico. Voce critica della sinistra, lucido e spesso poco ascoltato. In scena ci sarà un cartonato di Bobo (il personaggio immaginario creato dal disegnatore satirico). Dunque rivelo le mie emozioni personali vissute".

La regia è firmata da Gioele Dix...

"È la sua terza regia. Gioele mi ha cambiato la vita, il mio rapporto con il teatro, si è mostrato un prezioso compagno di giochi".