GIANPAOLO ANNESE
Cronaca

Pd, eccezione Forghieri: "Rinuncio al terzo mandato. Servono nuove esperienze"

Il presidente della commissione Bilancio: "Dieci anni di Consiglio sono sufficienti . Gorrieri? Analisi giusta, ma in Azione dubito riuscirà a condurre le sue battaglie" .

Pd, eccezione  Forghieri: "Rinuncio al terzo mandato. Servono nuove esperienze"

Pd, eccezione Forghieri: "Rinuncio al terzo mandato. Servono nuove esperienze"

Presidente dell’assemblea cittadina del Pd, alla guida della commissione Bilancio del Consiglio comunale, operatore commerciale per conto di Cna, Marco Forghieri è l’unico nei Dem tra gli uscenti al secondo mandato a non aver chiesto eccezioni. A differenza invece degli altri quattro colleghi (Venturelli, Lenzini, Poggi e Carpentieri) che si ripresenteranno per la terza volta in lista.

Come mai lei ha rinunciato?

"La segretaria Venturelli mi ha chiesto se volessi avvalermi della deroga, ma ho ritenuto che dieci anni di Consiglio comunale siano sufficienti per portare a termine quello che mi ero prefisso. Considero fisiologico lasciare spazio ad altri per favorire il ricambio. Esattamente come successe a me dieci anni fa".

A cosa si riferisce?

"Nel 2014 io e Lenzini entrammo in lista cinque minuti dopo la scadenza della chiusura delle liste. Goldoni e Glorioso si sacrificarono proprio per lasciare spazio alle nuove generazioni".

Occorre comunque garantire una certa esperienza.

"Questo di certo, e infatti sulla qualità della pattuglia in deroga non ho nulla da eccepire. Diciamo che a tutti i livelli, consiglieri ma anche assessori, sarebbe opportuno favorire la formazione di nuove esperienze. Il mondo non finisce dopo la scadenza del mandato, dalle passioni non ci si dimette. Io per esempio credo che il progetto sulla generazione dei 40enni debba andare avanti: al di là di come sia andata per il candidato sindaco, credo che Massimo Mezzetti abbia fatto già sue certe istanze che ci stavano a cuore".

A proposito, nel partito si spinge molto sulla necessità di avere un alto numero di futuri consiglieri Pd.

"Si calca molto questo aspetto perché Mezzetti non è iscritto al Pd, ma credo che si esageri quando lo si dipinge estraneo al contesto. Come se una volta sindaco manterrà una fredda equidistanza rispetto alle nostre istanze e quindi occorrerà un partito fortissimo in Consiglio per far valere le nostre ragioni. Non credo sarà così, e tuttavia è giusto che il Pd rivendichi un’adeguata rappresentanza considerando l’eterogeneità della coalizione, sette liste".

Nella lista Pd non ci sono imprenditori e operai.

"Sugli imprenditori non sono d’accordo, ce ne sono. Sugli operai è vero, ma purtroppo mancano anche a livello di militanza. È una riflessione che è giusto fare, rifuggendo però dalle categorie del secolo scorso: oggi i più fragili non sono solo gli operai, ma anche i giovani precari, il ceto medio impoverito dall’inflazione, situazioni che nella nostra lista sono invece rappresentate".

Ritiene grave l’assenza di Claudio Gorrieri nella lista del Pd?

"Mi dispiace per Claudio. Siamo stati per tanti anni iscritti allo stesso circolo del Pd. Condivido in particolare la parte in cui denuncia lo spostamento del focus a sfavore dell’analisi delle disuguaglianze e, aggiungo io, dei rapporti di forza fra classi sociali. Gli auguro di riuscire a portare queste battaglie in Azione, cosa di cui sono più dubbioso".

Cosa le è rimasto di questi suoi dieci come presidente della commissione Bilancio?

"Ho capito che anche un Comune ‘ricco’ come Modena è sempre più dipendente da Roma, avrà sempre più bisogno di finanziamenti per continuare a gestire i 260 milioni di bilancio corrente e garantire i famosi 500 milioni di investimenti. Consideriamo che una popolazione che non cresce e le famiglie che vanno ad abitare fuori Modena significano meno addizionali Irpef e meno oneri di urbanizzazione".

Come si risolve a livello nazionale?

"Non parlo di federalismo fiscale, ma occorre aprire un ragionamento su una maggiore autonomia tributaria per i Comuni più virtuosi".