ALBERTO GRECO
Cronaca

Pronto soccorso, niente effetto Cau. Il congestionamento rimane alto: "Diagnostica ancora insufficiente"

L’assessore regionale promuove i Centri di assistenza e urgenza: "I codici meno gravi calano del 13 per cento". Ma siamo la provincia con il maggior numero di accessi al Ps. Forza Italia:"Inutile impegno di personale"

Intervento in un Cau

Intervento in un Cau

Modena, 27 febbraio 2025 – L’assessore regionale alla Sanità Massimo Fabi celebra i Cau: "Nel 2024 sono diminuiti del 13,7% gli accessi dei codici meno gravi, bianchi e verdi, ai pronto soccorso in Emilia Romagna". Mentre gli accessi ai Cau "sono in costante aumento, circa 545mila nel 2024, con la conseguenza della riduzione, nello stesso anno, di 150mila accessi nei pronto soccorso". E tuttavia non in tutti i territori l’andamento è uniforme. A Modena i numeri sono in controtendenza: gli ingressi al pronto soccorso in provincia nel 2023 sono stati 203.822, nel 2024 sono cresciuti a 204.342, lo 0,3% in più: non c’è stato quindi uno ‘sgonfiamento’. Per contro, gli accessi ai Cau che nel 2023 sono stati 1.047, nel 2024 sono saliti a 50.986.

Nonostante dunque l’apertura tra fine 2023 e primavera 2024 di cinque Cau, Modena resta la provincia dell’Emilia-Romagna con la più alta pressione sui pronto soccorso: 188,4 ogni mille abitanti nei primi cinque mesi del 2024) contro i 181,2 di Ferrara, i 176,4 di Bologna, i 162,9 della Romagna, i 159,1 della media regionale, i 153,2 di Imola, i 136,9 di Reggio Emilia, i 126,6 di Piacenza e i 102,1 di Parma. Come mai? "Effettivamente – spiega Enzo Pulitanò, referente aziendale Anao modenese dei medici ospedalieri – questo gran beneficio, che si dice avuto con la comparsa dei Cau, non viene percepito. È un problema molto probabilmente di organizzazione, poiché l’utenza modenese specialmente in questi ultimi anni preferisce i pronto Soccorso anche se l’attesa è più lunga". Il meccanismo, prosegue, "deve essere ancora oliato". Anche dal punto di vista della diagnostica, "sebbene di primo livello, i Cau devono essere in condizione di poterla fare altrimenti la presa in carico sarebbe monca ed equivarrebbe a quella di una guardia medica che c’è già". Il fine dei Cau "era dare risposta a dei bisogni di bassa complessità: fare una lastra, una visita specialistica di approfondimento".

Un altro grave deficit che hanno i Cau – aggiunge il portavoce della Fimmg modenese dei medici di base, Dante Cintori – è che i pazienti vi trovano in gran parte medici specializzandi che magari chiedono accertamenti o esami inappropriati andando ad intasare le liste d’attesa, perché il medico del Cau non vede la nostra cartella clinica nostra, non vede i nostri dati. Questo aumenta le liste d’attesa per le diagnostiche e accade anche che molti pazienti fanno il doppio tentativo: se uno va al pronto soccorso e non viene eseguito un esame che pretende di fare, anche se inappropriato, dopo si reca al Cau per vedere se glielo fanno fare".

Lo scontro diventa anche politico. "I Cau – attaccano la consigliera regionale Valentina Castaldini e il vicecoordinatore regionale di Forza Italia Antonio Platis – che avrebbero dovuto decongestionare i pronto soccorso dagli accessi, si sono dimostrati una risposta inadeguata e un inutile impegno di personale. Questa riforma regionale dell’emergenza-urgenza è nata male. Oltre a spendere risorse pubbliche e a distogliere personale dal ruolo di cura ai malati, si è perso tempo". Prudente Paolo Trande, consigliere regionale di Avs: "C’è grande variabilità tra le province e tra i territori nelle province. Questo potrebbe indicare la impossibilità di avere un modello unico per le urgenze a bassa complessità o la necessità di articolare meglio la risposta della emergenza-urgenza complessiva".

Gianpaolo Annese Alberto Greco