Tegola ’payback’ sul biomedicale, Donini: "Non è quello che vogliamo"

Alle aziende è stato chiesto un ’aiuto’ per colmare il buco nel bilancio sanitario delle Regioni. L’assessore della giunta Bonaccini: "Servirebbero piuttosto fondi strutturali adeguati alle spese"

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Cresce il fronte dei dubbi sul payback chiesto alle imprese produttrici di dispositivi medici e di tecnologie per la salute per abbattere il deficit sanitario delle regioni. "L’Emilia-Romagna non vuole certo fare cassa in questa maniera, ma gradirebbe fondi strutturali adeguati per far fronte alle spese che è chiamata a sostenere ed è favorevole alla convocazione di un tavolo nazionale". E’ l’assicurazione e l’impegno preso dall’assessore alle politiche per la Salute dell’Emilia-Romagna Raffaele Donini, che riguardo a questa contestata misura prevista dall’articolo 18 del Decreto Aiuti bis del luglio scorso che dà attuazione al sistema del payback, risalente addirittura ad una legge del 2011 ma finora mai applicata, impone alle aziende la compartecipazione allo sforamento dei tetti di spesa sanitaria delle regioni. La pubblicazione a metà ottobre della circolare applicativa si è abbattuta come una scure su aziende produttrici e fornitrici di dispositivi (garze, siringhe, lampade per sale operatorie, carrelli, ma anche dispositivi medici monouso eccetera) che entro il 15 gennaio si trovano a dover versare le quote dovute al quadriennio 2015-18. L’Emilia-Romagna attraverso questa misura – se applicata – potrebbe raccogliere qualcosa come 170,4 milioni di euro. Ma il provvedimento sarebbe esteso a tutto il 2022. E’ allarme dunque per le aziende, in particolare per quelle piccole e medie che costituiscono l’ossatura diffusa di un distretto biomedicale Area Nord fato da centinaia di aziende che risentirebbe pesantemente il colpo. Lo ha richiamato attraverso un’interrogazione in regione il consigliere della Lega Michele Facci che, insieme a suoi colleghi, ha chiesto all’assessore "Quali iniziative intende assumere la regione a tutela delle aziende e dei lavoratori del settore biomedicale?". Per Facci "sono molte le aziende che corrono il pericolo di chiusura e altrettanti lavoratori rischiano il posto di lavoro". Espressioni di preoccupazione analoghi dopo gli allarmi lanciati dalle imprese e dalle loro associazioni di categoria vengono anche dal Pd della Bassa modenese chiede il blocco della norma sul payback sanitario. Lo fa il capogruppo Pd – Liste Civiche nel Consiglio dell’Unione dei Comuni Area Nord Paolo Negro, che l’altro giorno ha presentato in proposito una mozione in cui si chiede "che la Regione Emilia-Romagna apra un tavolo di confronto con tutte le parti sociali per premere tutti insieme sul governo perché questa norma sia sospesa, radicalmente ripensata, se non archiviata". Si calcola che l’esborso complessivo in Italia sarebbe di 3,61 miliardi di euro, di cui 2,1 miliardi da versare già entro il 15 gennaio 2023. In Emilia-Romagna le aziende colpite sono circa 600 e la gran parte sono concentrate proprio nel distretto biomedicale di Mirandola. "Si tratta – spiega Negro – di una norma iniqua in sé, il cui impatto è insostenibile per l’intera filiera del nostro distretto biomedicale già gravato dal caro-energia e dall’aumento dei costi delle materie prime. E ci preoccupa anche l’impatto sull’occupazione". Per questo si conclude con l’invito che "i parlamentari eletti nel territorio della Bassa modenese premano verso il governo per sospendere il payback sanitario".

Alberto Greco