È verosimile che i tre sindaci di Modena, Reggio e Piacenza non sappiano nulla del piano di rilancio approvato all’unanimità dal cda di Seta dopo regolare convocazione nota a tutti? Davvero è pensabile che il presidente Alberto Cirelli, assieme agli altri due componenti espressi dagli azionisti pubblici, abbia votato il documento all’insaputa di Massimo Mezzetti pur essendone il referente nel board dell’azienda di trasporti? Cosa succede se poi nello showdown del 6 febbraio ai sindaci il piano non piace? L’intero cda dovrebbe dimettersi perché i Comuni hanno la maggioranza, tre su cinque. Un’operazione kamikaze. E perché allora ieri all’alba, quando sui giornali è comparso che il cda di Seta ha promosso il piano, i sindaci non sono caduti dal letto per andare a rincorrere i loro rappresentanti e silurarli in un amen?
Gli osservatori più navigati sorridono sornioni: "È evidente che i sindaci sono a conoscenza del piano. E – come giusto che sia – ne abbiano governato gli sviluppi. Per quale motivo un Cirelli, e gli altri due consiglieri, dovrebbero ammutinarsi tradendo i loro ‘protettori’?". La sensazione è che, al di là delle pose ufficiali, i primi cittadini abbiano visto il piano e abbiano anche partecipato alla sua costruzione. Ma preferiscano passare per ignari, forse per disturbare il meno possibile una trattativa a fari spenti al termine della quale, secondo loro, sarà costruito un documento finalmente a immagine e somiglianza dei territori dopo decenni di silenzio. Quando il 6 febbraio sarà illustrato ufficialmente agli azionisti, i sindaci potranno allora benedirlo come una vittoria degli enti locali.
Giova ricordare che il precedente elaborato Seta di novembre targato Riccardo Roat-Tper non è neanche arrivato a essere presentato: i consiglieri degli enti locali tra cui Cirelli l’hanno impallinato istantaneamente, su mandato dei primi cittadini, per manifesta inadeguatezza rispetto agli ultimatum di settembre, quando Comuni e Province invocarono un rilancio. Dopo la lettera di sollecito (il secondo ultimatum) il 20 dicembre degli amministratori locali invece la convinzione è che Bologna abbia ceduto. Da qui il voto unanime di lunedì del cda, con l’avallo silenzioso dei sindaci. Sarà vera gloria? Lo scopriremo il 6 febbraio.
Gianpaolo Annese