"Valli mirandolesi preziose per gli scienziati"

La ricercatrice Daniela Campobello dell’università di Palermo: "Qui abbiamo fatto nuove scoperte sulle abitudini dei cuculi"

"Valli mirandolesi preziose per gli scienziati"

"Valli mirandolesi preziose per gli scienziati"

L’habitat delle Valli mirandolesi fonte di preziose informazioni per etologi che conducono ricerche sulla avifauna. E’ così che è nata una stretta collaborazione scientifica tra il Centro Educazione Ambientale e Sostenibilità (Ceas) del Comune di Mirandola, che da decenni ha in custodia e gestione questo sito, e l’università di Palermo nella persona della professoressa Daniela Campobello, che insieme al professor Matteo Dal Zotto dell’università di Modena e Reggio Emilia e il supporto della Stazione Ornitologica Modenese (Som) "Il Pettazzurro" da anni fa ricerche sul comportamento dei cuculi.

"Ho scoperto le Valli mirandolesi nel 2004 – dice Campobello – durante lo svolgimento della mia ricerca di dottorato alla University of Manitoba (Canada). Il cuculo è piuttosto diffuso in Italia, ma nessun luogo, dei tanti visitati e sondati, presentava le caratteristiche ideali delle Valli mirandolesi per la contemporanea presenza di cuculo, ospiti parassitati, nidi semplici da cercare, appoggio logistico da Som e Ceas". Il cuculo, infatti, invece di costruire un proprio nido, depone le uova in nidi di altre specie. Così facendo, non dovrà occuparsi della cura dei propri piccoli, allevati da altri uccelli, ignari della presenza di un uovo estraneo all’interno del loro nido. Questa bizzarra strategia riproduttiva – oggetto di ricerca della professoressa palermitana - fa guadagnare al cuculo il titolo di "parassita di cova". "Dopo 10 anni di pausa post dottorato, - racconta Campobello, diventata nel frattempo titolare di cattedra a Palermo – con un mio gruppo autonomo ho ripreso la ricerca grazie alla collaborazione di docenti come Luigi Sala (recentemente scomparso ndr) e Matteo Dal Zotto di Unimore e studenti provenienti dagli atenei di Modena e Reggio Emilia, di Torino e di Firenze". I risultati sono stati particolarmente apprezzati sia da parte di riviste scientifiche internazionali che da parte di ricercatori di altre università straniere che hanno avanzato richieste di collaborazione.

"Gli ultimi sforzi di ricerca – ci dice Campobello – sono volti a validare ipotesi sulla selezione sessuale del cuculo, secondo la quale il cuculo maschio ‘conquisterebbe’ la femmina con dei doni particolari, ovvero informazioni sulla presenza di nidi da parassitare, informazioni che sarebbero codificate in un loro rituale di corteggiamento". La presenza geografica del cuculo, che sverna in Africa e migra poi verso noi e il Nord Europa in primavera, seguendo due direttrici, la Spagna e l’Italia, è molto vasta. Le ipotesi di ricerca non sono ancora state del tutto confermate e hanno bisogno di ulteriori dati che negli ultimi due anni, complici i cambiamenti climatici, è stato però difficile raccogliere. "Il progetto – conferma Campobello – è a rischio visto che negli ultimi due anni, per eccessiva siccità e eventi metereologici estremi, gli ospiti del cuculo non hanno più trovato un sito ideale di nidificazione e, a cascata, anche il cuculo non trova nidi da parassitare".

Alberto Greco