Vicinanza dalla Diocesi: "Respinti i ripetuti inviti a un dialogo pacifico"

La mostra "Gratia Plena" viene chiusa anticipatamente dall'artista Andrea Saltini, dopo polemiche e attacchi. La diocesi di Carpi esprime comprensione per la decisione, ma critica l'odio e la violenza manifestati. Si evidenzia la necessità di un dialogo fraterno e di equilibri più pacifici nel confronto tra arte contemporanea e spiritualità.

Fino a pochi giorni fa – almeno nelle dichiarazioni ufficiali – l’idea di una chiusura anticipata della mostra "Gratia Plena" non veniva presa in considerazione dalla diocesi che anzi aveva ribadito l’intenzione di portarla fino ai primi di giugno, ovvero alla sua conclusione ‘naturale’. "Quando è scoppiata la polemica, ho voluto comprendere meglio e ho appurato che non c’erano intenzioni blasfeme o ambigue né da parte dell’autore né tantomeno degli organizzatori", aveva ribadito l’arcivescovo Erio Castellucci in una conversazione con il nostro giornale. E per questo aveva ritenuto opportuno non bloccare la mostra: "Chiudere anzitempo – aveva aggiunto – significherebbe dare diritto di cittadinanza al fanatismo".

Ma in questo caso è stato Andrea Saltini a dire ‘stop’. Una decisione quasi a sorpresa, dopo un mese e mezzo di polemiche feroci, di adunate e di attacchi, arrivati perfino a offese pesantissime nei confronti del vescovo. Ieri don Erio ha preferito non intervenire direttamente, ma la diocesi di Carpi ha affidato le sue riflessioni a un comunicato, in cui certamente si legge in filigrana il pensiero del presule. "Il Museo Diocesano prende atto della decisione dell’artista. Nell’esprimere piena comprensione e condivisione per le motivazioni addotte, ringraziamo Andrea Saltini di aver condiviso un tentativo, in parte pionieristico, per individuare possibili interazioni tra esperienze artistiche contemporanee e cammini religiosi e di ricerca mistica", sottolinea la nota che tuttavia rimarca "la gravità del susseguirsi di attacchi d’odio, della violenza contro un’opera e persino contro la stessa persona dell’artista, delle sistematiche e aggressive manifestazioni di ostilità nei confronti della Chiesa di Carpi e, miratamente, dei suoi pastori. Spiace – aggiunge la diocesi – che non siano stati accolti i ripetuti inviti a ricercare un dialogo pacifico, franco e corretto, abbassando i toni chiassosi e sguaiati".

"Nei giorni di apertura oltre duemila persone hanno visitato la mostra e hanno espresso civilmente le loro impressioni – viene fatto notare –. Il confronto, a proposito del rapporto tra artisti e Vangelo tanto desiderato dalla Chiesa a partire dal Concilio Vaticano e in particolare da Papa Paolo VI, continuerà nello specifico cantiere sinodale, e con altre iniziative nella società e nella chiesa sulla possibilità di utilizzare nuovi linguaggi per affrontare, attraverso le diverse espressioni artistiche, temi spirituali e religiosi. Proprio i dibattiti, faticosamente tumultuosi di questi giorni, ci hanno mostrato la necessità di equilibri più fraterni".

Forse in tutta questa vicenda ci sono stati errori, o magari sottovalutazioni e qualche ingenuità nelle scelte preventive. L’arte tuttavia (e soprattutto l’arte contemporanea) si presta a molte visioni: può colpire, interrogare, anche disturbare. Quella che a noi sembra uscire sconfitta è proprio la capacità dell’apertura e del dialogo. La polemica scatenata dalla mostra ci è sembrata lo specchio lampante di una tendenza che (anche per effetto dei social media) radicalizza sempre più le idee, schiacciando il ‘giusto mezzo’. Una polarizzazione che affoga nelle urla e nel chiasso la bellezza della riflessione, della comprensione. E del pensiero.