“Mancano troppi lavoratori, la priorità è la qualità della vita”

Il presidente di Legacoop Paolo Barbieri: “Gli stipendi bassi non aiutano. Noi cerchiamo soprattutto operatori socio-sanitari, autisti e addetti alla logistica”

I nodi del sistema cooperativo: qual è la situazione sull'occupazione

I nodi del sistema cooperativo: qual è la situazione sull'occupazione

Modena, 2 febbraio 2024 – «Mancano profili di varie tipologie: dagli operatori socio sanitari ai trattoristi, passando per agenti assicuratori ed educatori». A sollevare la difficoltà di reperimento di figure professionali sul territorio anche per il sistema cooperativo è il presidente di Legacoop Estense Paolo Barbieri.

Paolo Barbieri (Lega Coop Estense)
Paolo Barbieri (Lega Coop Estense)

La denatalità comincia a farsi sentire, gli stipendi bassi sono un disincentivo oppure è un problema di formazione? Barbieri, lei a cosa attribuisce questa carenza?

«I fattori sono molteplici. Non è legata in modo specifico alle imprese cooperative, ma è un fenomeno che sta toccando in senso ampio il mercato del lavoro. C’è sicuramente un tema di conciliazione vita-lavoro: per potersi adattare a esigenze di clienti e committenti ed offrire servizi competitivi, alcuni lavori (ad esempio in ambito socio-sanitario, servizi ambientali, distribuzione commerciale, ristorazione collettiva) prevedono l’organizzazione su turni e in orari (serali, notturni, nei week-end) che per molti incidono negativamente sulla qualità della vita extra-lavorativa».

C’è però chi sostiene che siano gli stipendi troppo bassi a disincentivare.

«Le nostre cooperative associate applicano i contratti collettivi nazionali di riferimento. Il tema dell’adeguamento degli stipendi non può essere uno sforzo lasciato in capo alla singola impresa, senza che questo sia accompagnato da un’adeguata revisione dei costi dei servizi – soprattutto negli appalti pubblici – da una razionalizzazione della giungla contrattuale e da interventi utili ad arginare la concorrenza sleale di false imprese. Ma non è solo una questione di stipendio comunque: per molte persone è sempre più importante il benessere organizzativo oltre alla sfera economica».

Il desiderio di una maggiore qualità della vita anche extra-lavorativa.

«Sì, assolutamente. Ed è infatti un obiettivo centrale per molte cooperative, che hanno messo in campo iniziative di welfare rivolte ai propri soci e lavoratori. Va però detto che l’aumento dei costi, il permanere di alti tassi d’interesse, l’inflazione e il mancato riconoscimento del valore dei servizi offerti rischiano nel prossimo futuro di impattare negativamente: senza adeguate marginalità, è difficile offrire incentivi ulteriori ai propri dipendenti».

A proposito di qualità della vita, cosa ne pensa delle sperimentazioni della settimana corta?

«È un’opzione verso cui non ho preclusioni, la cooperazione è per sua natura attenta al benessere del lavoratore. Ma il discorso riconduce necessariamente a un tema di sostenibilità. Oggi, soprattutto per quanto riguarda le cooperative che lavorano su appalti pubblici, le tariffe di servizio riconosciute dagli enti appaltanti non sono adeguate a dare copertura a questa opportunità. Anche in questo caso, non è una partita che possiamo giocare da soli».

Per far fronte alla carenza, ritiene che la leva migratoria qualificata possa essere una strada?

«Perché no? Tutti i percorsi ben strutturati utili ad attrarre professionisti ricercati dal mercato del lavoro possono aiutare ad affrontare il problema».

Quali sono le figure di cui ci sarebbe maggior bisogno, e di quante persone parliamo in provincia di Modena?

«Mancano profili di tante tipologie, in diversi settori: operatori socio-sanitari, educatori, infermieri, addetti alla logistica, autisti con patente C, trattoristi, agrotecnici, tecnici dell’energia, agenti assicuratori, ecc. Difficile quantificare un numero preciso – alcune nostre cooperative operano su scala extra-territoriale e quindi è difficile circoscrivere il fabbisogno – ma solo in provincia siamo nell’ordine diverse centinaia».