Pesaro, 5 settembre 2023 – Se nei prossimi giorni, avventurandovi nella prenotazione di una visita specialistica al Cup o in farmacia, l’operatore, di fronte alle vostre richieste, dovesse chiudersi in un ostinato silenzio, non restateci male. Non ce l’ha con voi. Ha solo recepito la nuova circolare dell’Agenzia regionale sanitaria sulle ’Linee di indirizzo per una corretta gestione dell’utente che richiede la prenotazione di una prestazione’. Una serie di indicazioni molto stringenti su cosa fare e soprattutto cosa non fare quando l’utente chiede di fissare un appuntamento. Ed ecco, nello specifico, quello che la circolare "tassativamente vieta".
Vietato "comunicare all’utente che dovrà recarsi nei front-office i giorni successivi per riprovare a prenotare". Proibito "comunicare all’utente di richiamare nelle giornate successive". Assolutamente sbagliato "suggerire all’utente di tornare dal proprio medico per chiedere di indicare o anticipare la priorità dell’impegnativa". Infine, guai a "commentare o fornire consigli riguardo il sistema di prenotazione delle prestazioni, la disponibilità delle stesse o dei medici, o, in generale, le criticità del servizio sanitario regionale". Sono "linee guida" ma somigliano più a una mordacchia.
Mettetevi nei panni – indossati chissà quante volte – di un cittadino che ha bisogno di fare, poniamo, la colonscopia, e gli dicono che deve andare in capo al mondo otto mesi dopo. Il poveretto mastica amaro, si barcamena, cerca appigli, insiste. E di là niente, un muro. Perché addirittura l’operatore non potrà neppure più ipotizzare la possibilità di andare fuori provincia, "a meno che l’utente non ne richieda espressamente l’eventuale disponibilità". Cioè a uno di Marotta, se c’è posto a Senigallia, non glielo possono dire. Lo deve chiedere lui.
E ancora, deve essere sempre lui, il cittadino, a chiedere la ragione per cui lo si ’rimbalzi’ a seidodici mesi dopo: cosa che può accadere quando il medico non ha indicato un codice di priorità. Se non lo chiede lui il perché di un tempo così lungo, nessuno è autorizzato a prendere l’iniziativa di spiegarglielo. Ma se lo fa, quel cittadino si sentirà dire, testualmente: "Da quanto risulta nella impegnativa, la prestazione che le è stata prescritta è necessaria ma non urgente e quindi la data fornita garantisce l’assistenza di cui lei ha bisogno". Sì, perché la circolare detta proprio le parole da usare, con tanto di virgolette aperte e chiuse. Non fosse mai che a qualcuno venisse voglia di parafrasare.