NICOLA PETRICCA
Cronaca

Rugby, a Urbino il Sigillo d'Ateneo a Dominguez: "Lo sport può migliorare il mondo"

Il leggendario mediano d'apertura italiano ha ricevuto il massimo riconoscimento della Carlo Bo, nella regione in cui nacque sua madre, poi emigrata in Argentina. "Le Marche sono casa mia, l'ho sempre sentito e saputo"

Dominguez assieme a Calcagnini e Fusi a fine cerimonia

Dominguez assieme a Calcagnini e Fusi a fine cerimonia

Urbino, 28 maggio 2024 – Dalle Marche a Buenos Aires, andata e ritorno. Il Sigillo d'Ateneo assegnato dall'Università di Urbino a Diego Dominguez è l'ideale chiusura di un viaggio intergenerazionale, partito nel secolo scorso da Matelica con una valigia carica di speranze, quella della madre del leggendario rugbista, che era emigrata in Argentina con la propria famiglia, e terminato oggi nella città ducale, con la consegna a lui del massimo riconoscimento della Carlo Bo.

“L'adrenalina di questo momento è come quella che precede una partita, bella e positiva: sono 2-3 giorni che mi preparo e oggi ho fatto gli stessi rituali che compievo prima di entrare in campo – ha detto –. È un momento importante, le Marche sono casa mia. L'ho sempre sentito e saputo, sin da bambino, quando mia madre raccontava la propria storia: da Matelica a Buenos Aires, una delle tante partite disputate in cerca di una vita migliore. Si parla di senso di appartenenza, valore forte, poi ritrovato e apprezzato ancora di più nella mia carriera”.

Proprio in Argentina, Dominguez nacque nel 1966 ed esordì nel rugby prima a livello di club, nel La Tablada, poi di Nazionale, giocando due partite e vincendo il Campionato sudamericano 1989. Dopodiché arrivò la seconda parte del viaggio, con il ritorno verso l'Italia – facendo una tappa intermedia in Francia –, ma in Lombardia, dove fece grande il Milan, targato Silvio Berlusconi, e la Nazionale, di cui scelse di indossare la maglia nel 1991. Settantaquattro i 'caps', le presenze in azzurro, che l'hanno reso l'ottavo miglior marcatore di sempre e il più grande mediano d'apertura della storia. Con l'Italia disputato tre Mondiali e vinto un titolo europeo.

“La scelta di premiarlo con il Sigillo d'Ateneo è stata condivisa, per i valori dello sport che Diego ha sempre espresso – ha detto il rettore Giorgio Calcagnini, leggendo le motivazioni –. Pensiero veloce, azione veloce, controllo, coraggio, generosità e fair play hanno rappresentato il suo modo di giocare a rugby. Una grandezza che continua a esprimersi nella seconda vita del campione, ora commentatore, oltre che allenatore e formatore nell'ambito di progetti dedicati alle periferie del Paese”.

Tali progetti sono quelli che Dominguez porta avanti da nove anni in alcune carceri minorili italiane, a Milano e ora anche a Napoli, facendo leva sullo sport per provare a reinserire nella società alcuni giovani detenuti: lo scopo dichiarato, suo e del suo staff, è di recuperarne almeno uno all'anno.

“Il rugby è un portatore sano di sentimenti positivi anche nella società – ha detto nella propria lectio, 'Giocare per imparare a vivere' –. Parliamo di rispetto, tanto per cominciare, per l'arbitro e per gli avversari, di coraggio, che non può mancare nello sport, di contatto, anzi, di combattimento, e di lealtà, mai messa in discussione. Anche oggi, la simulazione è un atto che nemmeno si può contemplare, nel rugby. Poi c'è il sostegno, la certezza che da soli non si vada da nessuna parte. In campo entrano soprattutto cuore, passione, sacrificio, senso di responsabilità: il rugby si gioca con le mani, coi piedi, ma soprattutto con la testa, con il corazón. L'aggressività è fondamentale, ma bisogna sapere contenerla nei limiti delle regole, perché l'eccesso porterebbe a danni, per sé e per la squadra, ma un'aggressività fuori controllo può portare a devianze anche nella vita. L'uso dello sport è servito nella seconda parte della mia carriera per aiutare chi ha preso la strada sbagliata. I principi del rugby portati negli istituti penali per minorenni hanno permesso ai ragazzi di capire che anche la frustrazione possa essere incanalata positivamente. Noi cerchiamo di dare l'esempio, con parole e gesti. È una bellissima sfida. Nelson Mandela, che ha usato il rugby per unire il Sudafrica, diceva che lo sport ha il potere di cambiare il mondo: io penso che sicuramente abbia la forza di migliorarlo. Per finire, vi prometto che mi batterò per incrementare le ore di sport nel programma scolastico italiano”.