NICOLA PETRICCA
Cultura e spettacoli

Fiorello a Urbino per il Sigillo d’Ateneo: "Guarda mamma, ce l’abbiamo fatta"

Lo showman ha ricevuto il riconoscimento più importante dell'Università Carlo Bo. Mattatore tra la dedica alla madre "che sognava un figlio laureato" e le tante battute e aneddoti. Poi la lectio magistralis

Urbino, 21 maggio 2024 - “Non so che dire, arrivederci”. La serietà, anzi, la seriosità, non è mai di casa quando c’è di mezzo Rosario Tindaro Fiorello, conosciuto ai più semplicemente come Fiorello, neanche se l'occasione è istituzionale, come la consegna di un Sigillo d'Ateneo. Sono queste le parole che il comico, presentatore e showman ha pronunciato al momento di ricevere quello dell'Università di Urbino, dalle mani del rettore Giorgio Calcagnini e del prorettore vicario Vieri Fusi, rivolgendosi in seguito a sua madre, che era in prima fila, tra il pubblico: “È troppo importante questa cosa, ancora non ci credo. Poi c'è mia madre qua: lei ha sempre sognato un figlio laureato. Il fatto che sia qui è importante. Mamma, ce l'abbiamo fatta. O di riffa o di raffa, qualcosa l'abbiamo acchiappato”, ha concluso, strappando una delle numerose risate che ha fatto fare ai presenti durante l'evento.

Fiorello scatta selfie insieme a Calcagnini, a Fusi e al pubblico
Fiorello scatta selfie insieme a Calcagnini, a Fusi e al pubblico

“Osservatore attento dell'uomo, ne interpreta le istanze più profonde con spirito pungente, che mai si discosta dal garbo – si legge tra le motivazioni dell'assegnazione del Sigillo, il più importante riconoscimento assegnabile dall'Ateneo –. Fiorello racconta; e la sua grande forza comunicativa si imprime lungo la linea estesa di una riflessione sulla realtà e sui suoi paradossi, a cui sottrae peso col riso, con la 'saggezza del saltimbanco' – è stato detto – nel tempo privilegiato e breve dello spettacolo che rinfranca”.

Probabilmente, è stata la lettura di motivazioni più impegnativa a cui Calcagnini sia andato incontro in questi anni, interrotta a ripetizione dalle battute di Fiorello – a cui il rettore ha risposto sfoderando la propria verve ironica, quando non era preda delle risate – e dalle smorfie fatte del comico nel vedere la carrellata di foto riguardanti vari passaggi della sua carriera fatte scorrere sugli schermi dell'Aula magna del Polo “Volponi”.

Fiorello durante la lectio magistralis
Fiorello durante la lectio magistralis

Ricevuto il riconoscimento, è stata la volta della lectio magistralis, con cui il comico ha ripercorso la propria vita e il proprio rapporto con lo spettacolo, a partire dall'imprinting ricevuto tramite una recita all'asilo nido “in cui interpretai Ulisse e quando il velo che avevo davanti calò e vidi i presenti applaudire – pubblico migliore dei genitori a una recita dell'asilo non c'è, tutti applaudono, quindi i bambini pensano di essere stati bravissimi – immagino di aver pensato 'Ma cos'è? Che gratificazione'”, per arrivare alla carriera in tv e radio, tra Mediaset, Rai e Sky, di cui il capitolo più recente è stato il programma "Viva Rai2!", che lui definisce la summa di tutto quanto avesse fatto prima: “Ora tutti me ne parlano, mi dicono di rifarlo, ma io non sono di quest'idea. Le cose belle si ricordano. Se tu lo rifai, poi va sempre un pochino a scendere, perché comunque le idee si esauriscono. E poi fai la terza edizione, magari la quarta e la quinta e si comincia a dire 'sempre le stesse cose, non lo guardo più'. Il buon Renzo Arbore insegna, 'Indietro tutta' durò due stagioni e ancora oggi ne parliamo”.

Fiorello scatta selfie insieme a Calcagnini, a Fusi e al pubblico
Fiorello scatta selfie insieme a Calcagnini, a Fusi e al pubblico

Nel mezzo, gli anni di “Karaoke”, l'incontro con il produttore Bibi Ballandi, che lo notò quando, improvvisando, intrattenne per 45 minuti i 14mila spettatori dell'Arena di Verona durante i problemi tecnici avuti nella finale del Festivalbar, e lo volle in Rai per fare il Varietà – “è grazie all'improvvisazione che ci arrivai” – e, soprattutto, il momento che ne indirizzò il percorso, negli anni in cui lavorava in un villaggio turistico in Sicilia: “Un giorno, un capo villaggio, Enzo Olivieri di Palermo, vide le mie interazioni con i clienti quando ero impiegato al bar e mi disse che avrei dovuto fare l'animatore. Risposi che la paga era troppo bassa, non me lo sarei potuto permettere, ma lui insistette, replicando: 'Fidati, li guadagnerai dopo i soldi. Sei nato per far divertire la gente'. Al ritorno dopo l'anno di leva militare, dove per un periodo mi trovai anche a fare la guardia notturna con il colpo in canna perché le Brigate rosse stavano tornando e assaltavano le caserme per rubare le armi – immaginate il più sanguinario e potente gruppo terroristico della storia italiana ad attaccarne una e chi si ritrovano davanti? Il futuro re del karaoke... – mi disse: 'O fai l'animatore o non ti assumo più'. Mentre mi avvicinavo alla sbarra di uscita e già pensavo al ritorno alla mia triste vita al di fuori, mi chiedevo se avesse ragione lui. Il custode mi vide e mi disse di andare a divertirmi a fare l'animatore e così contai 'tre, due, uno', mi girai e tornai. Quel momento mi ha portato a essere qui, oggi. Nella vita non si va da nessuna parte da soli, serve sempre qualcuno che, a un certo punto, ti dia un'indicazione”.

In chiusura, ha confessato un piccolo rimpianto: “Se dovessi rinascere, farei entrambe le cose, lo studio e l'intrattenitore. Io non ho potuto farlo, perché c'era anche bisogno di lavorare. I miei genitori si sono fatti in quattro per farci studiare tutti. Però bisogna fare l'uno e l'altro, io ho fatto solo l'altro. La cultura è importante”.