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Controlli al parco Miralfiore da parte delle forze dell’ordine (foto archivio)
Pesaro, 25 agosto 2023 – Il dito mignolo del piede mozzato con un machete. L’ultimo atto di una spedizione punitiva brutale con cui suggellare col sangue il loro dominio sulla piazza dello spaccio più ambita: il Parco Miralfiore. A contendersi il polmone verde della città, due gang di nigeriani, di cui faceva parte anche un noto trapper, tutti tra i 25 e 35 anni, che per mesi hanno spadroneggiato e portato il terrore nel parco.
Affrontandosi a colpi di pugni, calci, bastoni, bottiglie e lame. A sgominare le due bande ci hanno pensato le forze dell’ordine dopo quella vendetta feroce, l’ultima, dell’11 settembre 2022, denunciata dalla vittima. Individuati e iscritti nel registro della procura per lesioni aggravate in concorso, qualche giorno fa, l’indagine è arrivata alle battute finali. Notificati gli avvisi di conclusione alle parti. Primo passo verso la richiesta di rinvio a giudizio.
È un mini romanzo criminale quello che si legge nelle carte. A partire dai soprannomi. Alias, come “Rasta“ o “Acqua“, “Jude“, “Sabobo“, “Usasu“ e il trapper “John Fire“, che aveva riscosso una certa visiblità con i suoi video girati al monumento della Resistenza, anche quello un parco ambito per lo spaccio. “Story untold” (La storia non raccontata) è uno dei suoi pezzi che parla di sbarchi, immigrazione e della difficoltà a integrarsi, che ha avuto anche migliaia di visualizzazione. E questo è il gruppo che l’11 settembre dello scorso anno ha messo in atto l’aggressione contro due della gang rivale. Dodici (di cui 5 ancora non identificati) contro due. Ed ecco i fotogrammi della spedizione, così come emergono dal capo di imputazione. I dodici entrano nel parco, diretti all’area dei giochi per i bimbi. Hanno bastoni e bottiglie. Lì, seduto su una panchina c’è la loro preda. E insieme a un amico. Sono due della banda avversaria che tenta di guadagnarsi la piazza. Saltano addosso al giovane, lo afferrano e trascinano nel boschetto alle spalle dell’area giochi. Lo immobilizzano, lui si divincola. Ed ecco che salta fuori la lama. Secondo la ricostruzione della procura, è Usasu ad avere in mano la mannaia da 32 centimetri con una lama da 19. Alla vista del machete, la vittima prescelta si dimena, l’altro è tenuto sotto scacco dal resto della gang. Ed ecco che a mettere fine ai suoi disperati tentativi di liberarsi dalla presa, arriva il colpo di Usasu. Cala la mannaia sul piede destro del giovane e gli mozza il dito mignolo. O almeno buona parte. Il sangue esce copioso dalla ferita. La vendetta è compiuta. Il commando se ne va, fugge. Restano la vittima e l’amico. Vanno al pronto soccorso e lì i sanitari refertano il giovane ferito riconoscendogli 40 giorni di prognosi e una necrosi al dito. Scatta la denuncia. E parte l’indagine. Arrivata alla fine. Ora si tratta di vedere se i sette indagati (difesi dagli avvocati Marco Defendini, Simone Soro, Giuseppe Briganti, Ninfa Renzini, Andrea Reginelli) chiederanno o meno di essere ascoltati.