
Uno Zoppo in meno e un Giambellino in più? Perché domani pomeriggio con inizio alle 18 nella chiesa dell’Annunziata, si pone un altro timbro, importante e forse fondamentale, sull’attribuzione della testa di San Giovanni Battista conservata all’interno dei Musei Civici, non a Marco Zoppo – come da tradizione –, ma al Giambellino "che è un protagonista assoluto del Rinascimento, un artista innovativo e moderno", dice Anna Maria Ambrosini Massari storica dell’arte e docente all’università di Urbino. Si tratta di un’alternanza attributiva che ha diviso alcuni tra i massimi specialisti del settore.
Occasione, per ribadire con convinzione l’attribuzione al Bellini, che indubbiamente arricchisce i Musei Civici, è la presentazione del libro "Marco Zoppo ingegno sottile. Pittura e Umanesimo tra Padova, Venezia e Bologna", scritto da Giacomo Alberto Calogero dell’università di Bologna. Alla presentazione di questo volume, dialogheranno con l’autore l’assessore alla Cultura Daniele Vimini, Anna Maria Ambrosini Massari, Raffaella Morselli dell’università di Teramo, ma soprattutto sarà presente Daniele Benatti che viene considerato il nuovo Roberto Longhi e quindi uno dei massimi esperti a livello mondiale.
Oggetto del contendere proprio la testa di San Giovanni Battista, un ’tondo’, conservato nella sala che ospita la pala di Pesaro del Bellini. "Con l’approfondimento degli studi fatti sulle opere sia di Marco Zoppo che del Giambellino emerge sempre più la covinzione stilistica ma anche sulla scorta dell’analisi dei materiali usati, dalla tecnica ed anche dalle venutare del legno e dei documenti, che la testa di San Giovanni sia proprio da attribuire a Giovanni Bellini. Siamo di fronte a due scuole di pensiero, ma credo, come già sosteneva il Longhi, che la paternità di quel dipinto sia da attribuire al protagonista assoluto del Rinascimento e cioè a Giovanni Bellini. Soprattutto se lo si accosta – continua Anna Maria Ambrosini – alla pala di Marco Zoppo, venduta nei primi dell’Ottocento ed oggi conservata al museo di Berlino: due stili diversi. Occasione, la presentazione di questo libro, per dire anche come la costa adriatica e quindi anche quella del pesarese, siano state al centro di un importante e fondamentale momento di crescita e di innovazione del mondo della pittura del Rinascimento. E l’incontro di domani alla chiesa dell’Annunziata è un momento molto importante anche per il confronto con studiosi di alto livello".
Poi Anna Maria Ambrosini fa un paragone tra i due pittori e cioè Marzo Zoppo e il Giambellino "perché è come dire il Perugino e Raffaello. Anche se qui non si è di fronte ad una scuola, perché fra l’altro i due pittori, coevi, percorrevano strade diverse, rivali. Uno, Marco Zoppo, rappresenta la tradizione e l’altro, il Giambellino, rappresenta l’innovazione e diventa un punto di riferimento con la sua pittura moderna anche per Tiziano e il Giorgione. Da una parte una fatica a cambiare, ad innovare, e dall’altra la modernità. Il Giambellino non ha competitor".
Una giornata, quella di domani alla chiesa dell’Annunziata, che diventa anche un approfondimento sulla scuola Veneta nel pesarese e non solo. Una occasione per visitare i Musei Civici, al termine della presentazione del libro, dove sono in corso i restauri delle pala del Bellini e per vedere uno accanto all’altro, oltre la cimasa della pala di Marco Zoppo "Il Cristo deposto sorretto da due angeli", la testa del Battista che da domani cambia paternità, diventando un’opera di Giovanni Bellini.
Il tutto poi – questo viaggio all’interno della pinacoteca conservata a palazzo Toschi Mosca – con ‘ciceroni’ di livello internazionale.
m.g.