Regionali ed Europee, l’asse tra i governatori. Bonaccini avverte Schlein: "Pluricandidata? Non è da Pd"

De Luca annuncia che correrà di nuovo, con o senza l’appoggio del partito. Il presidente dell’Emilia-Romagna: Meloni vuole un referendum su se stessa

Vincenzo De Luca, 74 anni, e Stefano Bonaccini, 57 anni

Vincenzo De Luca, 74 anni, e Stefano Bonaccini, 57 anni

Roma, 22 gennaio 2024 – "A me pare che noi abbiamo un’idea diversa di come affrontare anche le candidature nelle istituzioni, in questo caso quelle europee". Il governatore dell’Emilia-Romagna e presidente del Pd Stefano Bonaccini manifesta così, in collegamento televisivo col salotto mattutino di La7, le proprie riserve sulla sfida elettorale tra le premier Giorgia Meloni e la segretaria dem Elly Schlein. "Nella storia lo ha fatto solo Berlusconi – osserva Bonacci –. Oggi pare lo voglia fare Giorgia Meloni". Che secondo il presidente emiliano-romagnolo è mossa da un solo intento: "Fare un referendum su se stessa e sul governo".

Un gioco al quale il leader della minoranza dem è contrario a prestare il fianco. "Noi siamo un grande partito, che ha una classe dirigente nei territori molto robusta – dice –. Se Schlein si vuol candidare ci mancherebbe altro. Personalmente ritengo che candidarsi in tutte e cinque le circoscrizioni, come ha detto Prodi, non sia quello che attiene a un partito plurale come il nostro". E Bonaccini lo dice a ragion veduta, da amministratore tra gli altri in pista per un seggio a Bruxelles. Accantonato il terzo mandato, per il Pd emiliano-romagnolo l’uscita anticipata del governatore servirebbe a lasciare la guida della Regione a un esponente in grado di consolidarsi in vista del 2025. Difatti Schlein ha chiesto e ottenuto la disponibilità di Bonaccini a guidare le liste nel Nordest. Salvo probabilmente farlo lei in quanto è la sola zona dove tener testa a Meloni.

Sabato pomeriggio anche i governatori di Puglia e Campania, Michele Emiliano e Vincenzo De Luca, si erano incontrati a Bari per presentare il libro del secondo. Occasione per far pesare l’asse del Sud sia rispetto al governo che rispetto alla leadership dem, come si evince dalle parole di Emliano: "Io ed Enzo stiamo combattendo una battaglia complicata su molti fronti – dice –. Sono molto felice del fatto che Enzo sia qui, perché l’unità di azione tra le nostre regioni è importantissima per quello che ci aspetta". A partire della dispute finanziarie con ministro Raffaele Fitto. Ma soprattutto dalle scelte per le candidature europee (il sindaco di Bari Antonio Decaro è in predicato per guidare le liste nella circoscrizione Sud) e sul terzo mandato che i due governatori vagheggiano. Ironizzando sul fatto che il governatore veneto Luca Zaia è in carica dal 2010, De Luca ricorda che "noi non abbiamo problemi particolari, perché non abbiamo recepito una norma nazionale". Come a dire che sarà di nuovo in corsa con o contro il Pd per succedere a se stesso.

Alle Europee tutti, a partire dalle donne, rischiano di essere oscurati dalla segretaria. Come si può evincere dalle parole del sindaco di Bergamo Giorgio Gori, che guarda a Bruxelles, chiedendo perciò "liste ampie". Anche se qualcuno fa presente che proprio la circoscrizione Nordovest della tradizione operaia torinese e genovese in cui sarebbe candidato Gori è quella dove il Pd è più deficitario di copertura a sinistra, dato che gli altri in corsa sono gli uscenti Brando Benifei e Irene Tignali. Per questo alcuni vorrebbero che partecipasse alla corsa l’ex ministro della Giustizia e del Lavoro Andrea Orlando. Che per parte sua, intanto, pone l’accento sull’importanza di "un buon risultato del partito" e sul fatto che questo dipenda "dal profilo" programmatico che si darà il Pd, prima che dagli assetti in lista, riguardo cui invita a sospendere la discussione.