Abusò della sorella mentre dormiva. Patteggia due anni di reclusione

L’episodio si era verificato quando in casa c’erano solo loro due. Ora lei vive in altra città.

Doveva rispondere di violenza sessuale compiuta sulla sorella in dormiveglia. Un’accusa di fronte al quale il diretto interessato - un giovane del comprensorio faentino difeso dall’avvocato Giorgia Montanari -, ieri mattina davanti al giudice Corrado Schiaretti e al pm Silvia Ziniti, ha patteggiato due anni di reclusione con pena sospesa dopo avere risarcito 1.500 euro alla parte offesa.

La sorella, tutelata dall’avvocato Barbara Liverani, dopo essere stata assistita da un centro antiviolenza, ora vive in un’altra città lontana dal fratello con il quale non ha più alcun rapporto familiare.

I fatti, secondo quanto ricostruito dalla procura anche sulla base della denuncia presentata dalla donna, risalgono al 2 marzo dell’anno scorso. Quel giorno - prosegue l’accusa - lui si era all’improvviso intrufolato nella camera della sorella - peraltro segnata da problemi - approfittando di un momento nel quale in casa erano da soli.

Quindi si era introdotto nel letto di lei e aveva iniziato ad abusarne. La donna, "impietrita e priva di forza" - si legge nella richiesta di rinvio a giudizio della procura - era prima riuscita a divincolarsi opponendosi con forza agli abusi del fratello. Quindi era riuscita a sistemarsi in maniera tale da impedire a lui di proseguire con ogni altra angheria.

Il fratello a quel punto aveva deciso di lasciare perdere e di andarsene da quella camera senza indugiare oltre. Subito dopo lei aveva afferrato il telefonino per inviare alcuni messaggi di aiuto a una familiare, circostanza questa che ha ulteriormente avvalorato la sua ricostruzione dei fatti. E cioè aveva scritto frasi di questo tenore: "Mi venite a prendere?...per favore". E ancora: "Sto tremando dal freddo, e dell’accaduto xché è successo prima con (...) mentre io ero in dormiveglia (che stavo dormendo) ti prego mi venite a prendere". Da ultimo: "Non ce la faccio a stare qui ho paura".

Pochi giorni dopo si era rivolta ai carabinieri della più vicina caserma per depositare denuncia (poi ritirata dopo l’accordo con il fratello, ma il fascicolo è andato avanti d’ufficio), facendo così scattare tutti gli accertamenti del caso.

Dal punto di vista tecnico, il giovane doveva rispondere dell’articolo 609bis del codice penale comma 2 numero 1: una contestazione che scatta quando l’accusato, approfittando della condizione della vittima, la induce a compiere o subire atti sessuali ai quali la stessa non avrebbe, altrimenti, prestato il consenso.