Addio al magistrato Vicini Si rese disponibile a giudicare le Br al processo Ruffilli

Altri rinunciarono, lui no. Concluse la sua carriera come procuratore capo a Ravenna nel periodo delle grandi inchieste. Aveva 92 anni. Funerali in forma privata.

Addio al magistrato Vicini  Si rese disponibile a giudicare  le Br al processo Ruffilli

Addio al magistrato Vicini Si rese disponibile a giudicare le Br al processo Ruffilli

Il magistrato Vittorio Vicini è morto ieri notte nella sua abitazione ravennate. Aveva 92 anni. I funerali si svolgeranno in forma strettamente privata. Originario di Rimini, Vicini era giunto a Ravenna quale sostituto procuratore, nei primi anni Sessanta dopo aver svolto le funzioni di pretore a Rodi Garganico. E da quel primo incarico, Vicini non si è più mosso dalla nostra città dove in oltre quarant’anni ha percorso tutta la carriera fino a presiedere la Corte d’Assise e diventare Procuratore capo. Non solo: il suo senso di attaccamento alle istituzioni e la consapevolezza dell’importanza del ruolo nei momenti gravi per la vita del Paese lo indussero, a fronte della rinuncia avanzata da altri magistrati, ad offrire la propria disponibilità a presiedere la Corte d’Assise di Forlì che nella primavera del 1990 giudicò i dodici brigatisti accusati di aver ucciso (il 16 aprile 1988) il senatore democristiano Roberto Ruffilli. La Corte presieduta Vicini inflisse nove ergastoli.

A Ravenna Vicini, dopo l’esperienza quale sostituto procuratore, passò al settore giudicante. E come giudice penale fu presidente di sezione e poi presidente della Corte d’Assise. Fra i processi di maggior rilievo spicca quello a Verano Ricci, il bracconiere di Classe che il 5 febbraio 1989 ammazzò a colpi di fucile due guardiacaccia e ferì una loro collega: condannato all’ergastolo, si uccise. Dopo l’esperienza del processo ai brigatisti, Vicini presentò domanda al ruolo di vertice alla Procura ravennate al posto di Aldo Ricciuti, andato in pensione. Il Csm lo nominò all’unanimità e il 16 agosto 1990 assunse l’incarico. Un ruolo che Vicini ha ricoperto per sedici anni, fino al 2006, un periodo in cui la Procura ravennate condusse inchieste a risonanza nazionale, dai tredici morti nell’elicottero dell’Agip precipitato in mare, ai fondi neri del gruppo Ferruzzi. Con la sua direzione, la Procura si aprì alla massima trasparenza.

Dice Gianluca Chiapponi, il pm che assieme a Francesco Mauro Iacoviello condusse le grosse inchieste di quegli anni e che poi resse provvisoriamente la Procura dopo il pensionamento di Vicini: "Vittorio è stato un magistrato di altissimo equilibro, come mai ho trovato in altri. Una persona di grande apertura e ascolto. Aveva piena fiducia in noi, suoi collaboratori".

Carlo Raggi