Al parco Gatti vasche sotterranee di accumulo d’acqua

Parte del progetto Acquagreen contro alluvioni e siccità: una riserva in cui far defluire in caso di pioggia

Al parco Gatti vasche sotterranee di accumulo d’acqua

Al parco Gatti vasche sotterranee di accumulo d’acqua

Il parco Gatti non solo come un polmone verde sul margine orientale della città, ma come una riserva d’acqua sotterranea, una direttrice ‘carsica’ alternativa alla superficie in cui far defluire le acque che arrivano da sud in occasione di piogge di particolare rilevanza. E’ questo il capitolo più ambizioso del progetto Acquagreen, immaginato per l’acquisizione di resilienza urbana contro alluvioni e siccità, risultato fra le ventidue proposte aggiudicatesi il bando a firma dell’Iniziativa urbana europea. "Il piano per il parco Gatti consiste nel creare al di sotto della superficie delle vasche di accumulo dell’acqua piovana – spiega il vicesindaco e assessore ai Lavori pubblici Andrea Fabbri – utili da un lato come riserva idrica nei momenti di siccità, e dall’altro quali luoghi in cui stoccare volumi d’acqua che altrimenti defluirebbero in superficie o attraverso il sistema fognario, con tutti i problemi che quantità massicce possono creare". I lunghi mesi di siccità estiva e invernale, l’assenza dei nevai sugli Appennini e le due brevi ‘stagioni delle piogge’, concentrate a maggio e a novembre, rischiano di diventare la triste quotidianità per la Romagna: da qui la necessità di soluzioni inedite. Le vasche saranno create lavorando prevalentemente sottoterra, "senza dunque che sia necessario sbancare porzioni del parco", prosegue Fabbri. "Ma la progettazione deve ancora vedere la luce nei suoi dettagli: siamo solo all’inizio". L’altro capitolo più rilevante del progetto è quello relativo alla realizzazione di impianti fotovoltaici collegati a grandi batterie di accumulo, in grado di consentire l’azione delle pompe anche nei casi in cui fenomeni meteorologici estremi possano far venir meno la corrente elettrica. In questo caso è già stato messo nel mirino un sito in cui posizionare un impianto, e cioè il tetto della palestra Lucchesi, uno dei luoghi più martoriati dalla doppia alluvione dello scorso maggio. Il nickname con cui il progetto venne presentato all’inizio – quello di ‘città spugna’ – è stato abbandonato dopo aver urtato la suscettibilità di alcuni ed essere finito nel mirino all’interno della più ampia contesa che vede protagoniste, soprattutto online, le opinioni più disparate circa l’alluvione e i suoi rimedi.

Il progetto, che vede la collaborazione di Università di Bologna, Iuav-Università di Venezia, Con.Ami ed Hera Tech, ha il suo baricentro sul parco Gatti, e non su altre zone particolarmente martoriate del Borgo come l’area di via Lesi, trasformatasi lo scorso anno in un vero e proprio bacino artificiale, per un motivo prevalente: "Il programma prevedeva che ci si focalizzasse su porzioni di quartieri di dimensioni non troppo estese, in modo che le soluzioni adottate fossero replicabili altrove, a Faenza o in uno degli altri comuni alluvionati che fanno parte del Con.Ami". Il progetto non rientra fra gli ambiti d’intervento che verranno individuati per la città dal piano speciale post-alluvionale della struttura commissariale guidata dal generale Figliuolo: i due binari correranno in parallelo.

Filippo Donati