CARLO RAGGI
Cronaca

Alluvione, Faenza un anno dopo. Tante case vuote e rimborsi difficili

La città è ripartita ma le ferite aperte sono molte. Regione e Comune hanno effettuato lavori sui fiumi. Abitanti della ‘Bassa Italia’ preoccupati in merito al piano di intervento di Hera sul fronte delle idrovore.

Alluvione, Faenza un anno dopo. Tante case vuote e rimborsi difficili

Alluvione, Faenza un anno dopo. Tante case vuote e rimborsi difficili

Ce ne sono ancora molte, di ferite aperte, nei quartieri che un anno fa sono stati sopraffatti dalle inondazioni del 3 e del 16 maggio; sono, da una parte, le tante case vuote, spiccano le abitazioni unifamiliari, per le quali sia i ritardi degli indennizzi governativi, sia la loro incertezza, sia la farraginosità delle pratiche (formulate dallo staff del commissario Figliuolo) per accedere ai rimborsi, hanno finora reso difficile avviare i lavori di risanamento e, dall’altra sono le vetrine ancora infangate di quei negozi, e non sono pochi, che anche in centro storico non hanno ancora ripreso l’attività e forse non la riprenderanno più. E sono comprensibilmente evidenti, palpabili, alle riunioni dei Comitati, l’amarezza, l’avvilimento, la rabbia dei proprietari di case. Ma è altrettanto evidente, muovendosi nei quartieri alluvionati, da una parte quanto sia stato fatto sul fronte degli interventi pubblici e dall’altra quanto coraggiosa ed encomiabile sia stata la volontà di quegli operatori commerciali che sono riusciti a ripartire.

Sul fronte pubblico emergono, in tutta la loro imponenza, i lavori svolti da Regione e Comune per dare sicurezza ai corsi d’acqua, ovvero il Marzeno e il Lamone, i due grandi responsabili dell’inondazione di Faenza e degli abitati a valle. Al Lamone, e non solo nel tratto cittadino, gli argini sono stati rinforzati alla base e rimodellati alla sommità (gli ultimi lavori sono in corso ora sotto alla circonvallazione), è stato ricostruito in cemento armato il muro in mattoni in fregio a via Renaccio, sono stati ripristinati gli scarichi fognari delle acque chiare; ed emergono ancora l’opera, eseguita a tempo di record, del ponte provvisorio sul Lamone a fianco di quello delle Grazie e il rifacimento, in corso, di tutti i parchi piccoli e grandi, dal quartiere dell’ex Orto Bertoni al Borgotto, invasi da tonnellate di fango. Preoccupa invece molto gli abitanti della ‘Bassa Italia’ (lo vedremo), la nebulosità circa tempi e contenuti del piano di intervento di Hera sul fronte delle idrovore che dovrebbero entrare in funzione non solo nel caso malaugurato in cui dovesse ripresentarsi un evento catastrofico come quello di un anno fa, ma soprattutto qualora, per forti piene, le fogne (nonostante gli interventi) non dovessero scaricare nel Lamone ma nelle cantine del quartiere come accaduto più volte in passato. A un anno di distanza ecco un monitoraggio della situazione, a partire dalla zona Bertoni che il 3 maggio fu allagato soprattutto dalle fogne che rigurgitavano le acque del Lamone in piena mentre il 16 fu vittima di più rotte dell’argine. Ad eccezione di pochi angoli, nulla più qui richiama alla memoria il fango e i metri d’acqua di allora, mentre sono ormai ultimati i lavori di ripristino del parco comunale Baden Powell. Nella piazzetta ai margini di via Bertoni sono tornati in piena attività gli esercizi commerciali.

Ben diverso appare il quartiere ‘Bassa Italia’ dove l’inondazione ha colpito durissimo e dove molte case, risalenti all’immediato dopoguerra, soprattutto su via Lapi e via Carboni, sono tuttora disabitate in attesa di lavori (c’è qualche cantiere avviato), mentre nelle strade interne mostrano vani vuoti anche diversi condomini: in piazza Ferniani hanno riaperto solo due dei tanti esercizi, il bar e la parrucchiera, e abbandonata, a due passi, è la scuola per l’infanzia ‘Il Girasole’. L’inondazione l’ha resa inagibile e il Comune ha deciso di costruire un nuovo e più grande edificio, forse nell’area antistante. "Verranno utilizzati i fondi Pnrr e la struttura commissariale ha già dato l’ok, forse i lavori partiranno a maggio per essere conclusi nel 2026" ha detto l’assessore Martina Laghi all’ultimo recente incontro con il Comitato ‘Bassa Italia’. Nel quartiere ci sono molti appartamenti e case in vendita. "Ma sono ampiamente deprezzati, e d’altra parte noi proprietari di edifici danneggiati ancora non possiamo avviare i lavori per la farraginosità della procedura, per i tempi lunghi per avere i documenti delle case costruite 70-80 anni fa, documenti che molti di noi non ha più perché dispersi nell’inondazione, per l’impossibilità di avere informazioni certe sui rimborsi" lamenta la signora Anita la cui casa è stata inondata due volte ed è costretta da un anno, come molte altre persone, a vivere altrove. Una situazione di stallo, questa, che ovviamente riguarda anche gli altri quartieri colpiti dalle inondazioni. Si diceva delle idrovore in via Lapi: un progetto c’è, ma per iniziare i lavori, che si dovrebbero protrarre per tre anni e per i quali occorre trovare i finanziamenti, occorre una revisione della normativa e così i tempi si fanno incerti ed è questo che spaventa; qui inoltre il problema di fondo è la rete fognaria. A maggio Hera dovrebbe avviare i lavori di razionalizzazione della rete con alleggerimento del carico, su viale Stradone e via Batticuccolo.

Il Comune, da parte sua, nel quadro del piano di ripristino di tutte le aree verdi devastate (per una spesa di 340mila euro) sta ridando vita ai due parchi della zona, Cola e Tassinari (per i quali saranno comunque necessari anche i fondi donati dal Rotary) e a quello sotto le mura. Il tratto più a est di via Lapi, all’innesto su via Renaccio, razionalizzato dalla nuova rotonda, ha ripreso vita con la riapertura dei due grandi negozi di materiale plastico e per giardinaggio. In pieno centro storico è ancora pesante la situazione per gli esercizi commerciali nel tratto finale di corso Saffi, dalla chiesa dei Servi verso il fiume: molti i locali ancora vuoti e che forse non riapriranno; analoga la situazione in corso Garibaldi, da via Fadina verso valle. I segni dell’inondazione sono ancora molto evidenti appena sotto le mura, in via Ponte Romano, dove diversi edifici sono abbandonati, mentre nel Borgotto il ritorno a un minimo di normalità è evidente, ma ancora c’è da lavorare per ripristinare appartamenti e qualche condominio. Nel Borgo Durbecco sono soprattutto tre le strade in cui si concentrano ancora segni importanti dell’inondazione: via Cimatti con esercizi commerciali chiusi, vari caseggiati abbandonati e con i muri ancora ricoperti di fango, via Pellico con appartamenti vuoti e via Pantoli dove il centro diurno per anziani ‘Francesca Cimatti’ è tuttora chiuso. Ma, allargando lo sguardo, nel complesso emerge il volto della ripresa: la palestra di lotta Lucchesi, con l’aiuto di molti, ha potuto riprendere l’attività, in via Pellico è rinato il campo per la scuola di basket per i ragazzi, il parco comunale Gatti è in corso di ripristino.