Ancora 900 alluvionati vivono fuori casa

Le case vuote sono circa 300, concentrate in Borgotto e nell’area di via Lapi: "In zone prima densamente popolate ora abitano in pochi"

Ancora 900 alluvionati vivono fuori casa

Ancora 900 alluvionati vivono fuori casa

Sono da poco diventati meno di mille i faentini ancora lontani dalle loro abitazioni a seguito della doppia alluvione di un anno fa: i contributi all’autonoma sistemazione tuttora attivi sono trecento, spiegano da Palazzo Manfredi, il che si traduce in 900 cittadini che ancora non sono tornati nelle case in cui abitavano prima del maggio 2023, o che nel frattempo non hanno cominciato una nuova vita in un’altra residenza, acquistata o affittata. Significa che l’1,5% dei faentini non vive in quella che può definire ‘la sua casa’. Sembra poco ma non lo è. La percentuale acquista tutt’altra forma anche se si considera che quelle trecento case vuote sono concentrate soprattutto in due quartieri, e cioè il Borgotto e la zona di via Lapi, conosciuta ormai come ‘Bassa Italia’. Una parte meno corposa di quei novecento faentini aveva la sua casa in Borgo, mentre completano il quadro alcune situazioni isolate quali quelle di residenti di via Lesi non tornati nelle loro abitazioni. Anche all’interno dei singoli quartieri ci sono situazioni più gravi che altrove: "In alcuni punti, prima densamente popolati, ora gli appartamenti abitati sono due o tre in tutto", spiegano dal comitato Bassa Italia.

Le motivazioni che finora hanno impedito alle persone di tornare nelle loro abitazioni sono le più disparate: appartamenti ancora danneggiati, difficoltà economiche che non permettono di acquistare gli arredi o gli elettrodomestici necessari, per arrivare alle situazioni che coinvolgono anziani non in grado di vivere in quartieri ‘complicati’, fino alla semplice volontà di non tornare sul luogo del dramma o alla paura che quanto accaduto possa ripetersi. In questi primi cinque mesi dell’anno il numero di cittadini lontani dalle loro case è circa dimezzato: a inizio 2024 i contributi per l’autonoma sistemazione erano più di 700. A sua volta quel dato costituiva circa la metà del totale di chi a luglio 2023 risultava fuori dalla propria abitazione a causa della doppia alluvione di due mesi prima.

I vari quartieri – in particolare il Borgo e l’area di via Lapi – sono anche al centro dell’attenzione sotto il profilo delle misure urbanistiche da adottare in futuro: il progetto Acquagreen è ad esempio rivolto alla realizzazione in Borgo di un parco fotovoltaico in grado di consentire l’azione delle pompe anche in caso di black-out (un capitolo del progetto prevede inoltre la realizzazione al di sotto del parco Gatti di vasche di accumulo dell’acqua piovana). Analogamente, sui due lati di via Cimatti appena all’esterno dell’area urbana, potrebbero sorgere delle aree ad allagamento controllato.

Filippo Donati