Appassionate d’arte e di pallacanestro. Ma chiude per davvero?

Me lo aveva anticipato il mio amico Mimmo così quando oggi sono entrato nella sua bottega ...

Me lo aveva anticipato il mio amico Mimmo così quando oggi sono entrato nella sua bottega gli ho chiesto subito "ma è vero che chiudi?" Mi ha sorriso, quasi per scusarsi e poi me lo ha confermato. "Ho i miei anni e mi voglio godere un po’ la pensione con la mia famiglia". Franco Pontorno venne a Ravenna nel 1956, tredicenne, da Santo Stefano di Camastra, Messina, dove tornava ogni tanto in ferie. Ci andava in auto per portarsi a Ravenna quei cibi che si trovano solo lì e qualche ceramica per le quali il paese è rinomato. A fare il barbiere come apprendista iniziò nel 1959, in via Paolo Costa, al civico 3, davanti ai Repubblicani, nella bottega di Angelo Peli, dove lavoravano in tre. Io, che venni ad abitare a Ravenna nel 1963, ci andavo col babbo perché lui si tosava lì.

Partì per il militare nei carabinieri a cavallo, al comando del colonnello Raimondo D’Inzeo, campione nelle gare di salto. Raccontava spesso di come si era sentito a suo agio e di come avesse imparato alla perfezione a cavalcare. Quando anni fa gli raccontai che andavo a equitazione mi disse che mi avrebbe insegnato a saltare. Me ne guardai bene, già facevo fatica a stare in sella,. Tornato dai militari, aprì nel 1966 una sua barbieria in via Francesco Negri, all’incrocio con vicolo Porziolino, vicino alla bottega di Mario Melandri, suo grande amico, restauratore di mobili antichi, nonno di Marco Melandri il famoso motociclista. Quanti clienti sono passati da lui. Era un animatore molto attivo dell’oratorio dei Salesiani che erano di fianco a Sant’Apollinare Nuovo. Si occupava prevalentemente di basket. Poiché i sacerdoti si tosavano da lui, in bottega si parlava spesso dell’oratorio. Nel 2000 cambiò sede e si spostò poco distante, in via Guaccimanni in angolo con vicolo Porziolinio dov’è tutt’ora. È un grande appassionato d’arte, specie pittura romagnola. Credo che conosca ogni mercatino di ogni città dell’Emilia-Romagna e non manca mai una rassegna. La sua bottega è una specie di galleria d’arte. Una passione derivata dalla frequentazione dei principali pittori romagnoli, suoi clienti: Ruffini, Verlicchi, Testoni, Tinarelli. Giangrandi ci andava per fare chiacchiere perché era un po’ originale e i capelli se li tagliava da solo.

Ci mancherà la sua bottega, dove si parlava di tutto e di niente, chiacchiere, come succede da ogni barbiere che si rispetti. Ma poi, siamo sicuri che chiuderà davvero?

Carlo Zingaretti