Azione di protesta contro il razzismo del ’Niballo nero’

Spazi Mirabal: "Abbiamo deciso di portare l’attenzione anche sul genocidio in Palestina"

Azione di protesta contro il razzismo del ’Niballo nero’

Azione di protesta contro il razzismo del ’Niballo nero’

Durante la Nott de Bisò a Faenza sulla scalinata del Duomo, mentre bruciava il fantoccio vestito di Verde, sono apparsi dei cartelli di protesta per la guerra in Palestina. "Cessate il fuoco: il mondo arabo è in fiamme" era il messaggio della protesta ad opera di Spazi Mirabal. "Come gruppo di persone impegnate nella lotta al razzismo abbiamo organizzato un’azione di protesta pacifica a Faenza nella serata del 5 gennaio 2024, durante la Nott de Bisò – spiegano con una cota –. Contestiamo il rogo del fantoccio che raffigura un uomo nero (il ’Niballo’, cioè Annibale), chiamato saraceno – che rimanda al mondo arabo e musulmano. Quest’anno abbiamo deciso di portare l’attenzione sul razzismo insito a questo evento e sul genocidio in Palestina, con l’obiettivo di far riflettere sull’immaginario collettivo e per poterlo cambiare in futuro, magari già dal prossimo anno. Attraverso la nostra azione chiediamo alla cittadinanza di interrogarsi sull’attualità e la validità di questa rappresentazione e, in particolare, del razzismo di cui questa giovane tradizione è intrisa" si legge nella nota. Continua: "Abbiamo aperto un grande striscione con la scritta ’Cessate il fuoco! Il mondo arabo è in fiamme!’, lo abbiamo portato accanto al rogo. Il tentativo di esporlo dalla balconata del Comune è stato interrotto però dalle forze dell’ordine. La nostra critica si rivolge al modo in cui usufruiamo della "tradizione" e alla totale assenza di ragionamento intorno a questo simbolo. La nostra critica non è rivolta alla festa della Nott de Bisò in sé, che può ancora essere un rituale collettivo per fare comunità. Ma la collettivita` oggi non e` quella del 1964: riteniamo che il rogo di una "simbolica persona nera" escluda dalla comunità tutte le persone nere, le persone di origine araba o di fede musulmana, che in quell’immagine trovano una rappresentazione stilizzata e parodica di se stesse, relegate al ruolo di "nemico" da bruciare, soprattutto in un contesto di razzismo sistemico come quello italiano" conclude la nota.

g.g.