Balsamico Igp, guerra sul disciplinare Imputati soci di stabilimento lughese

Secondo le accuse avevano violato il disciplinare che protegge il nostro ’oro nero’, ovvero l’aceto Balsamico di Modena Igp. L’accusa, infatti, era quella di aver utilizzato per la realizzazione dell’aceto mosto già miscelato al di fuori dei confini modenesi. Ieri, per gli undici indagati sono arrivate le condanne mentre tutti gli acetifici sono stati assolti. Caduta però per gli indagati l’accusa più grave, quella di frode in commercio mentre tutti gli operativi delle aziende e i fornitori sono stati condannati con pene tra i tre mesi e un anno per aver appunto utilizzato una miscela fuori dai confini modenesi, ovvero a Ravenna. Il reato contestato alle acetaie era proprio quello di vendita di prodotti con indicazioni geografiche non corrette con riferimento al luogo di miscelazione del prodotto appunto, mentre gli acetifici sono stati assolti dalla responsabilità amministrativa. I fatti contestati risalgono al 2016 quando gli acetifici in questione finirono nel mirino delle fiamme gialle di Ravenna e dell’Ispettorato centrale per la tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqfr). Assolto da tutti i reati contestati per non aver commesso il fatto uno dei principali indagati, Camillo Cremonini, presidente dell’acetaia Cremonini di Vignola e, di conseguenza, la stessa acetaia. Tra gli imputati al processo anche quattro faentini, tutti in qualità di soci della ‘Lanzoni Daniele e C. snc’ con sede legale a Faenza e stabilimento operativo a Lugo. "Tutti gli acetifici sono stati assolti e l’unica contestazione per gli imputati riguarda una derubricazione, sussistenza di un reato che il giudice dice essere stato contestato in fatto – dice l’avvocato Luca Brezigar – e che non era in gioco. Tutte le accuse di frode sono cadute e ritenuta sussistente una fattispecie indicata dal magistrato".