Botte al marito, ottantenne davanti al giudice

La donna se l’è presa con il coniuge novantenne, forse per gelosia. Ora deve rispondere di maltrattamenti in famiglia

Botte al marito, ottantenne davanti al giudice

Botte al marito, ottantenne davanti al giudice

Non è mai troppo tardi, nemmeno per la gelosia. La vicenda giudiziaria approdata giovedì mattina davanti al gup Corrado Schiaretti del tribunale di Ravenna, vede come protagonisti due coniugi della Bassa Romagna in grado di vantare un congruo (e invidiabile) numero di primavere sulle spalle: lui più di novanta e lei ben oltre ottanta. E, perlomeno secondo quanto finora lamentato, il motore di tutto, sono state appunto numerose discussioni forse alimentate dalla gelosia. Ma non è l’unica diciamo singolarità di questo fascicolo aperto per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali: visto che stavolta la parte offesa è lui e l’accusata è lei. Tutto fissato in due denunce presentate ai carabinieri della più vicina caserma per fatti andati avanti fino al 3 dicembre del 2021. Nel capo d’imputazione sono stati tratteggiati contesti di “sopraffazione sistematica tale da rendere la convivenza particolarmente dolorosa”.

Almeno due gli episodi in cui la donna, ora difesa dall’avvocato Federica Montanari, approfittando della sua maggiore prestanza fisica e del suo superiore vigore energetico, avrebbe colpito il marito con calci, sferrati anche all’inguine, e pugni arrivando ad afferrarlo per il collo e a stringerlo per la nuca. A riprova, alle denunce sono stati allegati referti di pronto soccorso che attestano prognosi di qualche giorno. Tra gli addebiti mossi a lei, figurano pure insulti e minacce del tipo: "Imbecille, ti butto fuori casa". Sì, perché i due continuano ad abitare assieme, situazione che sappiamo essere esplosiva qualora una dimora coniugale sia lancinata da tensioni e discussioni. E qui si torna al caro vecchio leitmotiv della gelosia. In buona sostanza la spirale si sarebbe innescata da una precisa rimostranza dell’uomo il quale avrebbe rimproverato alla moglie di non prendersi abbastanza cura di lui paventando così l’introduzione di un ‘terzo incomodo’: una badante insomma, qualcuno cioè che possa farsi carico delle necessità imposte dal tempo che passa. Una prospettiva che forse lei non ha gradito, magari pensando che dietro potessero esserci invece scelte di altro tipo. Ecco che allora il clima familiare si è fatto rovente. Ma non è detto che questa storia sia destinata ad approdare a processo. Nell’ultima udienza preliminare, alla presenza del pm Silvia Ziniti, lui, tutelato dall’avvocato Alessandra Venturi, ha ritirato le querele e ha palesato la sua volontà di non proseguire nella tenzone penale e quindi di rinunciare sin da ora a costituirsi parte civile nell’eventualità il fascicolo dovesse andare avanti lo stesso d’ufficio. Una soluzione pratica ci sarebbe: i due, come accade per tutte le coppie che stanno annaspando in acque agitate, potrebbero separarsi. Quindi, dato che sembra che l’uomo non voglia affatto rinunciare alla casa, lei dovrebbe uscire per cercare un altro alloggio. A complicare il tutto, c’è una questione di catasto: l’immobile è intestato alla donna: e dunque non avrebbe poi diritto a una casa popolare. Una soluzione intanto l’ha trovata il gup disponendo per entrambi una visita per capire le loro condizioni in attesa della prossima udienza fissata per giugno. Nella speranza che nel frattempo la gelosia, o altro, non inaspriscano nuovamente gli animi di coppia. Perché, si sa, non è mai troppo tardi.

a.col.