Caso Mib, avvisi fine indagine "False trasferte in busta paga nei guai 88 imprenditori"

Per tutti l’ipotesi di reato è truffa aggravata e continuata in concorso alimentata da spostamenti di lavoro ritenuti non veritieri. Accertamenti della Finanza.

Caso Mib, avvisi fine indagine  "False trasferte in busta paga  nei guai 88 imprenditori"

Caso Mib, avvisi fine indagine "False trasferte in busta paga nei guai 88 imprenditori"

In totale ci sono ben 176 posizioni tra imprenditori (88 perlopiù di Ravenna ma non solo) e un numero eguale di aziende. Per tutti c’è un avviso di conclusione indagine per l’ipotesi di reato di truffa aggravata e continuata in concorso alimentata da trasferte di lavoro in busta paga ritenute non veritiere. Si tratta dell’ultimo sussulto legato agli accertamenti della guardia di Finanza coordinati dal pm Monica Gargiulo sulla Mib Service srl, società ravennate nata nel 2010 con il dichiarato scopo di affiancare gli imprenditori del settore turismo, ristorazione e discoteche ma che – almeno secondo gli inquirenti - aveva imboccato tutt’altra strada. In particolare la srl, dichiara fallita nell’aprile 2022, avrebbe operato fornendo al gruppo imprenditoriale di turno consulenze mirate ma in realtà trasformandosi, secondo l’ipotesi accusatoria, in una sorta di cartiera evoluta attraverso un elaborato metodo di riassunzione dei dipendenti e, in alcuni casi, perfino degli amministratori delle stesse aziende clienti.

Su questo fronte, si è in attesa dell’udienza preliminare, già fissata per fine mese, con 62 posizioni al vaglio del gup tra cui i vertici di Mib ai quali è contestata l’associazione per delinquere finalizzata a commettere reati tributari. Nel nuovo inedito filone, in testa alla lista degli indagati compaiono sempre posizioni Mib: ovvero l’allora legale rappresentante, il responsabile amministrativo e due consulenti. Mentre tra gli accusati, troviamo molti nomi del filone principale, comprese le aziende: vedi Papeete e Villa Papeete, probabilmente nella lista i marchi più conosciuti in assoluto. Nel dettaglio secondo la sintesi offerta dalla procura, i quattro indagati della Mib avrebbero somministrato manodopera fuori dalle condizioni di legge dissimulandola – prosegue l’avviso – sottoforma di contratto d’appalto non genuino: e fin qui ci si trova sul sentiero del precedente filone. In quello nuovo, vengono contestate, a partire da tale presupposto, varie manovre in busta paga tra gli anni 2016 e 2019 ritenute illecite.

Tra le voci tirate in ballo, figurano codici relativi a trasferte ritenute false e inserite per i lavoratori formalmente assunti dalla Mib: un escamotage questo che avrebbe permesso di evitare la tassazione contributiva e fiscale sulle somme indicate. In sintesi, sempre secondo le verifiche delle Fiamme Gialle, questo meccanismo, definito “fraudolento”, permetteva agli imprenditori clienti della Mib non solo di pagare di meno il costo del lavoratore facendo figurare come trasferta, in realtà mai avvenuta, parte rilevante del compenso. Ma anche di spogliarsi della veste giuridica di datore di lavoro, con tutti gli obblighi legali connessi, compresi i rapporti con gli enti previdenziali e anti-infortunistici. Tra gli effetti contestati, figurano poi la possibilità di non versare contributi Inps e Inail per i dipendenti dato che questi rimanevano in maniera ritenuta fittizia a carico di Mib. E ancora di non accantonare i tfr. Per i finanzieri insomma, quando le imprese accettavano le condizioni di Mib aderendo alla proposta della società, accettavano fittizi contratti di appalto. Il vantaggio finale? Ricevere personale a un costo notevolmente più basso di quello che avrebbero dovuto sostenere in normali condizioni di mercato. In quanto alle singole società, sono ora state chiamate a rispondere delle violazioni amministrative contestate. Al momento nelle carte figurano i nomi di tre avvocati incaricati (Silvia Brandolini, Lorenzo Valgimigli e Cristina Bernardo): ma la squadra dei difensori è destinata ad allargarsi molto presto.

Andrea Colombari