FRANCO
Cronaca

C’era una volta il cinema Moderno. Anche Fellini ne rimase incantato

Chiuso da tempo, da pochi giorni è diventato un parcheggio. Ma negli anni ruggenti fece storia

C’era una volta il cinema Moderno. Anche Fellini ne rimase incantato

C’era una volta il cinema Moderno. Anche Fellini ne rimase incantato

Gàbici

Con l’ex cinema ’Moderno’ trasformato in autorimessa se ne va un pezzo di storia della città. Era inevitabile, del resto, perché i tempi sono cambiati così come sono cambiate le abitudini dei ravennati che fino a pochi anni fa potevano disporre di una decina di sale, molte delle quali aprivano anche nelle ore pomeridiane. Agli inizi del Novecento il progenitore del ’Moderno’ fu il The Eagle Cinematographe del Sobborgo Saffi mentre il ’Moderno’ vero e proprio, i cui locali “sono amplissimi e rispondono alle più moderne esigenze e comodità”, venne inaugurato il 3 settembre del 1921. Negli anni Trenta il cinema era stato preso in affitto da Nonni e da Pietro Gallina, un fabbro di San Bartolo che aveva aperto in via Cesarea, di fronte all’ingresso di via Carraie, un negozio di biciclette. I film ovviamente sono ancora muti e soltanto nel 1930 il ’Moderno’ proietterà il primo film parlato.

Una decisiva svolta si ha negli anni Quaranta quando il locale, preso in gestione dall’allora Pci, diventa il controaltare delle sale parrocchiali. Il 31 maggio 1948, ad esempio, si proietta ’Giuramento’, che raccontava l’epopea sovietica dalla morte di Lenin alla disfatta del nazismo. Il 10 marzo 1949, dopo i famosi fatti di Genova, è la volta invece del documentario ’Togliatti è tornato’, mentre nel gennaio del 1952 venne presentato ’L’ultima tappa’, un film documento contro tutte le guerre dopo aver atteso per ben quattro anni il visto della censura. Fu il ’Moderno’, inoltre, a proiettare ’Caccia tragica’ (1947), il film di Giuseppe De Santis girato a Ravenna e quando si sparse la voce che la proiezione sarebbe avvenuta in forma privata l’ingresso del cinema fu preso d’assalto da molti ravennati desiderosi di vedere non solo le immagini della loro città, ma soprattutto i propri volti o quelli di amici e conoscenti che figuravano come comparse nella pellicola.

Verso la fine degli anni Cinquanta il ’Moderno’ è ristrutturato dal gestore Eugenio Moroni, che adatta lo schermo per il cinemascope, ma dopo due anni viene completamente demolito dal nuovo proprietario Mazzolini che costruisce la galleria e ridisegna la facciata su piazza Baracca. Il ’Moderno’ fu anche il primo cinema ad utilizzare una pubblicità di tipo hollywoodiano. L’idea fu di Moroni, coadiuvato da Bruno Carnoli che bardava la sua ’giardinetta’ con materiale pubblicitario che richiamava le scenografie allestite sulla facciata del locale.

Durante la programmazione de ’Il ponte sul fiume Kwai’, per esempio, sulla facciata fu allestito un gigantesco ponte di legno costruito dai carpentieri della Cmc mentre per l’’Ulisse’ accoglieva gli spettatori un gigantesco Polifemo nell’atto di lanciare il masso sulla nave di Ulisse.

Nel 1960 il ’Moderno’ tenne in cartellone per 33 giorni La dolce vita di Federico Fellini e sulla facciata fu ricostruita la mitica via Veneto.

Durante la programmazione Fellini e Marcello Mastroianni erano di passaggio a Ravenna e Fellini si complimentò coi gestori per il modo con cui avevano pubblicizzato il suo capolavoro. Come tutte le sale anche il ‘Moderno’ ebbe la sua dépendance all’aperto nell’attiguo cortile al quale si accedeva da un’uscita di sicurezza della platea. Nel dopoguerra lavorarono in cabina di proiezione Silvio Pedrocco, Sergio Miani e un operatore detto ‘il magro’ mentre al botteghino si alternarono Wanda Bellugi, Nella Molinari e Peppina Rossi Moroni.