Ciclabili, tanta teoria e poca pratica

Ciclabili, tanta teoria e poca pratica

Ciclabili, tanta teoria e poca pratica

Demonizzare una categoria, sia quella dei pedoni, degli autotrasportatori o qualunque altra, non aiuta a risolvere il problema e, prima ancora, a individuarlo. Le nostre città, rispetto a quelle del nord Europa ad esempio, continuano ad avere un traffico promiscuo e pericolosissimo. Auto, biciclette, mezzi pesanti, anche monopattini viaggiano sulle stesse strade e quando si verificano incidenti ad avere la peggio sono ovviamente gli utenti deboli. Del resto non si può neanche impedire che i mezzi pesanti, per esempio diretti ai cantieri, entrino in città. Però dovrebbero farlo in sicurezza e sempre rispettando le regole.

Senza entrare nel merito del tragico episodio accaduto a Milano, dove una ragazza ha perso la vita, bisognerebbe ragionare su soluzioni strutturali, capaci di modificare da un lato l’organizzazione del traffico nelle città, dall’altro le nostre abitudini. Quanti ciclisti anche sul territorio ravennate sono vittime di incidenti? Allora ci vorrebbero piste ciclabili vere, attrezzate e soggette a continua manutenzione, separate dal resto della strada a disposizione degli altri mezzi. È vero che le nostre città hanno conformazioni particolari e difficili, ma quello delle ciclabili è un discorso che va avanti da decenni con scarsi risultati. I nuovi finanziamenti europei arrivati tramite la Regione verranno in parte utilizzati anche per la realizzazione di una ciclabile. È una bella notizia, ma il lavoro da fare è ancora tanto.