Concorsi medici. Atti incompleti: condannati quattro commissari

Per la Corte dei Conti fu colpa grave: "Risarciscano l’Ausl Romagna". La vicenda dalla mancata nomina a Cesena di un cardiologo ravennate. a favore di un collega riminese con documentazione mancante.

Concorsi medici. Atti incompleti: condannati quattro commissari

Concorsi medici. Atti incompleti: condannati quattro commissari

Lui è un cardiologo ravennate. Avrebbe potuto vincere in prima battuta il concorso per dirigere la Cardiologia dell’ospedale di Cesena. Ma gli era stato preferito un collega riminese. Tutta colpa di un errore nella valutazione della carte, aveva poi stabilito il tribunale di Ravenna condannando l’Ausl Romagna a risarcire il medico silurato per la perdita di chance. E ora è la corte dei conti regionale a farsi sentire sul singolare caso: uguale a condanna per tutti e quattro i membri della commissione aggiudicatrice.

Si tratta di cardiologi, perlopiù primari in blasonati ospedali italiani: dovranno sborsare all’Ausl 5.000 euro a testa per il danno arrecato. La cifra avrebbe potuto essere ben più alta (la procura erariale aveva chiesto tra i 14 e i 17 mila euro a testa). Ma il risarcimento per il medico ravennate stabilito dal tribunale civile, era passato dai 62.231 euro del primo grado a Ravenna ai 33.762 dell’appello a Bologna.

Quella che la stessa corte erariale, presieduta dal giudice Antonio Nenna, ha definito essere una vicenda dai "profili di complessità", si era innescata quando il cardiologo ravennate aveva lamentato il mancato conferimento dell’incarico a Cesena per 5 anni e aveva chiesto di annullare la delibera con la quale il 9 marzo 2018 il direttore generale dell’Ausl aveva conferito l’incarico al collega riminese. Nel 2021 il tribunale civile gli aveva dato ragione, e l’anno dopo sempre il direttore generale aveva comunicato alla corte dei conti di avere dato esecuzione alla sentenza con la quale il tribunale ravennate "aveva accertato l’irregolarità della proceduta selettiva".

In particolare il cardiologo ravennate aveva compiuto un acceso agli atti scoprendo che nel fascicolo del collega riminese, mancavano due documenti "tassativamente richiesti dall’avviso pubblico". Ovvero "tipologia della istituzione e tipologia delle prestazioni lavorative effettuate". E ancora "ricostruzione di carriera, dei servizi prestati e degli incarichi". Quando sempre il medico ravennate aveva compiuto un ulteriore accesso agli atti, invece dei due documenti in questione, aveva ottenuto "una fotocopia con un timbro a uso interno di un atto" che faceva riferimento all’attività svolta in anni passati negli ospedali di Rimini e di Riccione. A ciò era stata abbinata una nota nella quale si riferiva che "l’originale era stato smarrito". Una grave irregolarità, secondo il tribunale di Ravenna, in ragione della quale il medico riminese non avrebbe dovuto ottenere "il riconoscimento pieno del punteggio" e perciò "non avrebbe potuto superare in graduatoria" il collega ravennate "e conseguire l’incarico". Circostanze "confermate dal nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza" di Ravenna.

Per la procura erariale insomma, "se la commissione non gli avesse riconosciuto 15 punti per le esperienze professionali pregresse", il cardiologo riminese "non sarebbe comparso nella terna passibile di individuazione da parte del direttore generale Ausl". Per la difesa, proprio il fatto che fosse stato il direttore generale a scegliere il vincitore finale, aveva interrotto "il nesso di causalità" escludendo ogni responsabilità dei commissari.

Invece secondo i giudici erariali, "il danno, così come accertato in sede civile, appare riconducibile alla commissione". Un fatto definito "gravemente colposo" per un commissario l’avere "omesso le dovute verifiche su domande di partecipazione e relativi allegati". Da ultimo sulla eventuale nomina del medico ravennate, non ci può essere certezza: c’era pur sempre un altro candidato in lizza. Il ravennate però aveva un punteggio più alto.

Andrea Colombari