Danilo Varetto, ufficiale e nell’Anpi: "Nessuna contraddizione, ma è stata dura farlo capire..."

Trent’anni di lavoro in Cna, giornalista, l’impegno nell’associazione dei partigiani e nell’Unuci "Frequentavo il Pci e Bulow stesso mi spronò a fare il concorso. La storia dice che non c’è divisione" .

Danilo Varetto, ufficiale e nell’Anpi: "Nessuna contraddizione, ma è stata dura farlo capire..."

Danilo Varetto, ufficiale e nell’Anpi: "Nessuna contraddizione, ma è stata dura farlo capire..."

La gioventù fra Lotta Continua e Avanguardia Operaia, poi la scelta, condivisa con Arrigo Boldrini, che lo spronò, di svolgere il servizio di leva nel ruolo di ufficiale in quegli anni Settanta in cui la divisa militare destava sospetto, quindi trent’anni dentro alla Cna a tutelare diritti e sicurezza degli artigiani associati e parallelamente l’impegno sia nell’Anpi, di cui è portavoce, sia nell’Unuci, l’associazione degli ufficiali in congedo di cui è vicepresidente. Due realtà che per anni hanno vissuto ai poli opposti ma che Danilo Varetto (già capitano della riserva) ha cercato, riuscendoci, di far camminare assieme, ricordando a tutti che Boldrini era tenente e che il colonnello Goffredo Zignani, tanto per citare un militare ravennate, morì in Jugoslavia resistendo ai tedeschi. Giornalista, fra i fondatori del periodico dell’Anpi ravennate, scrittore, Varetto è anche colonna portante dell’associazione ‘Amici della Biblioteca Classense’.

Lei sembra la sintesi positiva delle contrastanti posizioni ideologiche nei decenni del dopoguerra: un comunista non diventa ufficiale dell’esercito, gli ufficiali sono di destra. E così partigiani e militari si guardavano in cagnesco

"Una contraddizione che personalmente sciolsi nel ‘76 quando, andato fuori corso all’università, mi arrivò la cartolina per il militare. Avevo il diploma di liceo scientifico e quindi potevo tentare il concorso per allievo ufficiale. Ma, mi chiesi, come tenere insieme la mia impostazione politica di estrema sinistra, prima Lotta Continua poi Avanguardia Operaia, con una scelta del genere? E lo chiesi ad Arrigo Boldrini. Avevo già cominciato a frequentare il Pci e lo incontravo spesso".

E Bulow cosa rispose?

"Che non c’era nessuna contraddizione e mi spronò a presentare domanda. D’altra parte ricordiamoci che lui era stato tenente dell’esercito del Re. E poi, strizzando un occhio, aggiunse anche che non era il caso di lasciare che i ranghi ufficiali fossero tutti in mano ai simpatizzanti missini!"

E così fu…

"Scuola di fanteria per allievi ufficiali di complemento a Cesano di Roma, specialità assaltatore meccanizzato, insomma corpo d’élite, brigata Trieste, divisione Folgore, ultimi nove mesi a Bologna. Era il periodo del sequestro Moro, ricordo che per tre giorni e tre notti io e i miei uomini rimanemmo in stato di allarme, sempre con l’equipaggiamento da incursore addosso, quasi senza dormire. Potevamo essere richiesti da un momento all’altro per intervenire dove Moro era tenuto prigioniero!"

Lei uscì da sottotenente, oggi è capitano…

"A 45 anni, nel ‘95, venni richiamato, c’era necessità di aumentare le riserve. Quaranta giorni fra lezioni e campo in Puglia, soprattutto per conoscere le nuove armi, e arrivò il grado superiore. Aggiungo che nonostante i miei trascorsi in Lotta Continua, non ho mai avuto problemi, anzi al congedo il comandante mi disse che con le mie note caratteristiche mi avrebbero accolto a braccia aperte fra i professionisti".

Torniamo alle contraddizioni. Con l’Anpi e l’Unuci come andò?

"La tessera Anpi la presi nel 1980, nell’Unuci sono entrato qualche anno dopo. Ho sempre cercato di tenere uniti i due organismi puntando su due fronti. Primo, la storia: furono militari italiani i primi a resistere ai tedeschi dopo l’8 settembre. Come dimenticare il colonnello Zignani, o il cappellano militare padre Igino Lega, per citarne due vicini a noi, e l’eroismo delle brigate del ricostituito esercito, quello dei tanti militari trucidati in Grecia, e le migliaia di militari deportati in Germania! E poi ho puntato sulla ridefinizione dell’Anpi: non è un partito, ma un movimento a difesa della democrazia e della Costituzione".

E c’è riuscito?

"È stata una battaglia dura, soprattutto quando c’erano ancora molti partigiani in vita, che io ho conosciuto e che mi stimavano. Ma, con l’aiuto di molti, credo di esserci riuscito: per il centenario della Prima guerra mondiale alla sede dell’Anpi invitai, e vennero, tutte le associazioni combattentistiche d’Arma, che sono 25. E da questo sono nate varie iniziative comuni, come pure all’interno dell’Unuci, dove sono vice presidente".

Oltretutto l’Anpi, venendo meno i partigiani, si è aperta a tutti…

"Artioli è stato il primo presidente non partigiano. Una cosa è certa, l’Anpi si è aperta specialmente ai giovani. Quanti ne vengono all’isola degli Spinaroni dove io sono fra quelli che ne racconta la storia!"

Fermiamoci. Mi parli di lei. Varetto è un cognome piemontese…

"Infatti mio padre, Elio, era di Torino. Nel ‘29, a 18 anni, si arruolò in aeronautica e poco dopo fu mandato a La Spreta, aeroporto militare. Conobbe mia madre, Laura Ferretti, centralinista alla Timo, per via delle tante telefonate che faceva a casa, a Torino! Si sono sposati nel ‘39 e nel ‘40 è nata mia sorella, Gabriella, poi nel ‘42 Emanuela. Durante la guerra il babbo era impegnato sui bombardieri, in Africa, al ritorno fondò la sezione operativa di meteorologia di Linate e così la famiglia si trasferì a Milano. Nel ‘50 sono nato io, a Ravenna".

Lei però infanzia e adolescenza l’ha trascorsa a Milano…

"Sì, la mamma venne a Ravenna solo per la nascita. Siamo rimasti a Milano fino al ‘71, anche se in estate venivo sempre a Ravenna dove fra gli amici avevo Paolo Olmi".

Per Milano erano gli anni della contestazione, delle bombe, degli scontri armati!

"Ricordo la strage di piazza Fontana, che fosse stata una bomba fu detto il giorno dopo, si parlava di caldaia… Poi l’occupazione della Statale, ero nel Movimento studentesco, andai a sentire Mario Capanna e aderii a Lotta Continua. Ho militato soprattutto a Bologna dove mi iscrissi a Scienze politiche una volta che eravamo venuti ad abitare a Ravenna. Poi passai ad Avanguardia Operaia, infine cominciai a frequentare il Pci, ma presi la tessera solo nel 1980, affascinato da Berlinguer. Questi aspetti della mia vita sono stati anche oggetto di racconti".

Intanto aveva trovato occupazione alla Cna…

"Responsabile provinciale acconciatori, estetisti e tecnici sanitari, con incarichi nazionali e regionali nel settore degli odontotecnici e in tante commissioni locali. Nel 1988 ho cambiato fronte, responsabile provinciale per le aziende artigiane metalmeccaniche, idraulici, elettricisti, impiantisti. Anni importanti, entrava in vigore la legge sulla sicurezza degli impianti, non fu facile farne comprendere l’importanza, ma ci riuscii. Poi dal ‘96 al 2002 ho guidato la Cna di Faenza, dove ho abitato per 17 anni, e comuni limitrofi. E siccome ho sempre creduto nell’importanza della circolarità dell’informazione, diedi impulso al giornale dell’associazione e fino al 2008 sono stato il responsabile provinciale della Comunicazione".

Quando è uscito dalla Cna?

"Sono andato in pensione nel 2014, dopo aver diretto l’Ecipar, l’ente di formazione. Erano uscite le nuove leggi sulla sicurezza dei lavoratori. Si trattava di spiegare e anche di ‘costruire’ le nuove figure, come il responsabile per la sicurezza, organizzare corsi, pronto soccorso e antincendio compresi… Pensi che il nostro modello fu preso come punto di riferimento da altre città italiane. Purtroppo gli infortuni non si fermano…"

Carlo Raggi