Diocesi, si va verso l’accorpamento con Imola

Questa è l’intenzione della Conferenza episcopale italiana. I religiosi locali però gradirebbero un ’matrimonio’ con Ravenna-Cervia

Diocesi, si va verso l’accorpamento con Imola

Diocesi, si va verso l’accorpamento con Imola

Il 2024 potrebbe essere l’ultimo intero anno di vita per la diocesi di Faenza-Modigliana. Con l’avvicinarsi del compimento dei 75 anni dell’attuale vescovo – Mario Toso infatti toccherà l’età cui normalmente si viene messi a riposo nel luglio del 2025 – sono tornate a farsi insistenti le voci che vorrebbero la Conferenza episcopale italiana intenzionata a procedere all’accorpamento con la diocesi di Imola, che comprende anche il territorio della Bassa Romagna. Il perché va ricercato nelle sempre minori risorse umane e finanziarie delle diocesi, con un’età media degli ormai pochi presbiteri attivi sempre più alta. Tanto per fare un esempio, con la recente notizia dell’imminente addio a Faenza dei monaci di San Francesco non sarebbero lontani i tempi in cui l’intero centro storico si potrebbe trovare ad avere solo due parrocchie attive, e cioè il Duomo e Sant’Agostino.

Nonostante i 1700 anni di storia che ha alle spalle (il primo vescovo faentino di cui si ha notizia, Costanzo, era in carica nell’anno 313) la diocesi sembrerebbe dunque pronta a trangugiare l’amaro calice dell’accorpamento. L’ipotesi, di cui si discute da tempo, era tornata a galla anni fa quando andò in pensione il precedente vescovo di Imola e Lugo: si era ipotizzato che a succedergli potesse essere proprio Mario Toso, ma poi da Roma arrivò la nomina di un nuovo vescovo.

Le voci che si rincorrono con lo scoccare del 2024 sono dunque sempre della stessa natura, con una differenza: il popolo della diocesi al suo interno sta facendo capire a chiare lettere che preferirebbe invece il ‘matrimonio’ con la diocesi di Ravenna e Cervia. Un passaggio complicato dal fatto che attualmente Faenza e Modigliana ricadono sotto l’arcidiocesi di Bologna, e non sotto quella ravennate. Tuttavia, viene fanno notare dall’interno del mondo curiale, sarebbe l’unione con Imola ad essere in qualche modo una ‘forzatura’: "Un’unione amministrativa, civile potremmo dire, e non un vero matrimonio con tanto di benedizione dei due coniugi", chiosano alcuni bene informati.

Dall’altra parte i legami con Ravenna sono notoriamente più profondi, considerando quanto il panorama delle due diocesi sia stato storicamente plasmato dai santi ravennati Romualdo e Pier Damiani, instancabili frequentatori dell’Appennino alla ricerca di rupi e vallate in cui erigere eremitaggi. Luoghi che oggi si presentano quali tesori dell’architettura monastica medievale, tuttora frequentatissimi, come l’Eremo di Gamogna e Badia della Valle (di cui è visitabile la chiesa), fondati entrambe da Pier Damiani verso l’età dell’undicesimo secolo, e che di qui a qualche decennio arriveranno a salutare il millennio di vita.

Per la diocesi di Ravenna l’unione con Faenza e Modigliana significherebbe dunque ricucire il legame con uno dei capitoli più significativi della sua storia. Andrà davvero così? Qualunque sia la decisione che prenderà in merito la Conferenza episcopale italiana, a ogni modo, il territorio della diocesi dovrebbe rimanere unito: appare infatti fuori discussione che Marradi possa entrare a far parte della diocesi di Firenze, o che Modigliana e Tredozio finiscano col passare sotto il controllo di Forlì.

Filippo Donati