Domiciliari al posto del carcere

Dopo l'arresto di Petra, altri tre membri della banda del carburante sono stati scarcerati con arresti domiciliari. Resta in carcere un dipendente Petra, con udienza di riesame in programma. Indagati per furto di gasolio e violazione fiscale, esclusa l'associazione per delinquere.

Dopo il dipendente infedele Petra, sono stati scarcerati altri tre componenti della cosiddetta banda del carburante – due autotrasportatori e un benzinaio –, accusati del furto di migliaia di litri di gasolio dallo stabilimento di via Trieste.

Il Tribunale della libertà ha modificato la misura cautelare, disponendo gli arresti domiciliari (motivazioni entro 45 giorni). In carcere resta,

al momento, un secondo dipendente Petra,

la cui udienza di riesame è fissata per domani

e potrebbe avere identico esito. Tutti restano indagati per furto pluriaggravato e violazione della normativa fiscale sulle accise, mentre il Gip aveva già escluso l’associazione per delinquere.

I primi due arresti di Guardia di Finanza e Ufficio delle dogane erano scattati il 31 gennaio scorso, per il furto di 4000 litri di gasolio, a seguito delle denunce presentate da Petra. In seguito erano finiti in carcere anche gli altri tre, dopo che erano emersi furti precedenti. Tra questi, il primo era stato messo a segno il 26 dicembre, quando Petra fu messa in allerta da un’insolita movimentazione di camion in un giorno festivo.

Il primo e venire scarcerato, a metà febbraio, era stato un 58enne dipendente Petra, che aveva ammesso i fatti dopo un iniziale tentativo di ridimensionare il suo ruolo a quello di semplice gregario. Per ragioni difensive, gli altri si erano avvalsi della facoltà di non rispondere e hanno presentato istanza di scarcerazione al Riesame. Finora le indagini hanno portato ad accertare un totale di otto furti, per complessivi 43mila litri di gasolio sottratti alla Petra.

l. p.