Durante la fiera dell’Omc. Blitz alla piattaforma Eni. In diciotto a processo

Si tratta di attivisti di Greenpeace che nel 2021 aveva manifestato contro lo sfruttamento delle fonti fossili e contro il colosso energetico.

Durante la fiera dell’Omc. Blitz alla piattaforma Eni. In diciotto a processo

Durante la fiera dell’Omc. Blitz alla piattaforma Eni. In diciotto a processo

Erano entrati in azione il 29 settembre 2021 sulla piattaforma Porto Corsini Mare Ovest "per denunciare il patto della finzione ecologica che vincola il nostro Paese alle fonti fossili". Per quel blitz organizzato in concomitanza con Omc, l’offshore mediterranean conference and exhibition che periodicamente si tiene al Pala de Andrè, per 18 attivisti di Greenpeace ieri mattina si è aperto il processo davanti al giudice Tommaso Paone e al viceprocuratore onorario Adolfo Fabiani. Sono stati loro stessi a scegliere il dibattimento: lo hanno fatto opponendosi attraverso il loro avvocato Alessandro Gariglio al decreto penale di condanna da 3.150 euro. Giusto mercoledì scorso altri quattro attivisti erano stati assolti per la manifestazione non autorizzata organizzata quello stesso giorno al Pala de Andrè (per altri 8 c’era già stato provvedimento di archiviazione).

Ieri mattina a raccontare cosa fosse accaduto quel giorno, è stato un militare della guardia di Finanza in servizio alla sezione navale di Marina di Ravenna. Il teste, che era comandante della seconda vedetta intervenuta sul posto, ha ricordato che i manifestanti avevano raggiunto la piattaforma, la prima a sinistra mezzo miglio oltre l’imboccatura del portocanale, alle 9.30 per scendere solo alle 13.30. Più di quattro ore di manifestazione insomma caratterizzate da una forma di protesta ben pianificata: in particolare tre attiviste si erano calate, grazie a corde e imbracature, per tendere striscioni con messaggi contro lo stoccaggio di gas e contro Eni. Altri avevano vergato scritte e altri ancora su di un gommone registravano tutto per riversare le immagini in diretta Facebook sul canale di Greenpeace Italia. Alla fine erano stati fermati tre gommoni: la richiesta di intervento era stata fatta perché non rispettavano il limite dei 500 metri dalla piattaforma imposto dalle norme di sicurezza. A bordo gli attivisti erano vestiti con tuta fluorescente, salvagente auto-gonfiante, scarpe antinfortunistiche e caschetto con il logo di Greenpeace: si trattava di gommoni in regola sulle norme della navigazione.

Era poi stata contattata Eni per l’autorizzazione a salire sulla piattaforma: ma due gommoni avevano cercato di impedire l’attracco della motonave mettendosi di traverso per una ventina di minuti. Alla fine però l’attracco era riuscito: e così erano entrati sia dipendenti Eni che militari delle Fiamme Gialle. A stretto giro erano stati identificate le tre calatesi con le corde e l’uomo che le aiutava. Altri attivisti in quel momento si stavano preparando per un’ulteriore discesa su un piano in disarmo molto arrugginito e pericolante: erano appesi a una struttura attraversata da tubi di estrazione metano. Prossima udienza in calendario per fine maggio.