Ecco il centro per pazienti non gravi: "Questa per noi è l’ennesima sfida"

Ieri l’inaugurazione del Cau al Cmp, per dare una risposta veloce ai cosiddetti ’codici bianchi e verdi’. I dati: tra gennaio e novembre 2023 aveva uno di questi due colori il 56% degli accessi al Pronto soccorso.

Ecco il centro per pazienti non gravi: "Questa per noi è l’ennesima sfida"

Ecco il centro per pazienti non gravi: "Questa per noi è l’ennesima sfida"

"Anche questa è una porta sanitaria, ’ps’. E deve essere a bassa soglia, per una prima valutazione di problemi tendenzialmente risolvibili con una visita ambulatoriale e una certificazione. Per noi hanno un codice di priorità basso, sono problematiche che per noi possono essere viste dopo le altre e questo crea attese, difficoltà e molte proteste" ha detto il direttore del Pronto soccorso di Ravenna Andrea Strada ieri mattina all’inaugurazione del Cau, il centro assistenza e urgenza che ha aperto al Cmp, il primo in città e secondo in povincia (dopo quello al San Giorgio di Cervia). Un filo rosso che collega due strutture a poche centinaia di metri l’una dall’altra: da una parte il Pronto soccorso, dall’altra il Cau. Nella speranza che il nuovo centro, se entrerà nelle abitudini dei pazienti, possa distribuire maggiormente il lavoro, sgravando il Pronto soccorso che è notoriamente affannato di lavoro e in difficoltà nel reperimento di altro personale. I dati dicono che al Pronto soccorso di Ravenna tra gennaio e novembre 2023 su 79.381 accessi il 56% (ovvero 44.836) erano relativi a codici bianchi e verdi. Di questi i ricoveri sono stati 1.429, il 3,2%.

Il Cau è aperto con un orario molto ampio (12 ore, dalle 8 alle 20, mentre altrove lo si progetta per essere attivo h24) e in questo è simile al Pronto soccorso, mentre dentro vi lavorano medici di medicina generale, medici della guardia medica, corsisti e specializzandi. Un anello, insomma, tra l’urgenza e la medicina territoriale. "I Cau sono stati creati perché c’era un’esigenza da soddisfare per i cittadini – ha detto Sandro Vasina, che è medico di base, consigliere dell’Ordine dei medici di Ravenna ed esponente locale della Fimmg – ma dobbiamo far crescere ancora di più l’aggregazione funzionale della medicina generale e comparare i percorsi dei Cau alla medicina generale". Anche i medici di base, del resto, da tempo lamentano il tanto lavoro da fare: "Trent’anni fa il 70% del lavoro era attività clinica e il 30% pratiche amministrative – ha detto Vasina –. Ora è il contrario".

In occasione dell’inaugurazione si è parlato anche del Cau di Cervia, che ha fatto da apripista: "Il San Giorgio durante il covid era stato chiuso perché non in grado di dare una risposta – ha ricordato il sindaco – mentre poi è stato restituito un servizio fondamentale. Ora siamo tra i primi a sperimentare il secondo Cau. Quanta domanda si genererà nei prossimi giorni? Credo e spero tanta, e dobbiamo essere pronti. Ci saranno cose da perfezionare e da cambiare? Sì, tante". A questo proposito il direttore dell’Ausl Tiziano Carradori ha puntato il dito contro i problemi che il Cau dovrebbe risolvere, o contribuire a risolvere. "È sotto gli occhi di tutti che quando va bene le persone aspettano le fatidiche 6 ore al Pronto soccorso e quando va male molte di più. Perché? Perché siamo in difficoltà nel dare risposte sul territorio. Non siamo certi che questi centri di assistenza e urgenza siano la panacea di tutti i mali, ma non possiamo sottrarci alle nostre responsabilità". E poi: "Questa è l’ennesima sfida, una sfida che come tutte le sfide deve essere attentamente monitorata". Tra gli operatori anche diversi infermieri che un tempo erano al Pronto soccorso e medici che hanno già lavorato nel Cau di Cervia. "Il successo di queste strutture – ha detto Roberta Mazzoni, direttrice del dipartimento sanitario di Ravenna e Cervia – dipende da come tutto l’assetto organizzativo riuscirà a garantire i percorsi di cura nella maniera più ottimale possibile".

sa.ser