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Faenza, la difficile ripartenza "Adesso c’è un serio rischio di spopolamento commerciale"
"C’è un serio rischio di spopolamento commerciale nelle zone colpite dall’alluvione". A dirlo, riferendosi ad alcune zone di Faenza è Chiara Venturi, rappresentante faentina di Confesercenti. Quattordici settimane dopo l’evento agli imprenditori di Faenza non manca la voglia di "riaprire le proprie attività, di ricominciare a lavorare, e di lasciarsi alle spalle quanto accaduto a maggio – evidenzia Venturi –, e se non ci sono danni strutturali nelle attività l’intento è quello". Al di là della determinazione però c’è un altro aspetto che riguarda le difficoltà oggettive. Ostacoli anche e soprattutto di tipo economico, e burocrazia. "Il 22 settembre scadrà il termine per richiedere i contributi (7000 euro, ndr) alla Camera di Commercio - prosegue la dirigente di Confesercenti - e nei primi trenta giorni sono state presentate 350 domande nelle province di Ravenna e Ferrara. Solo a Faenza l’amministrazione comunale parlava di circa 800 aziende toccate dall’alluvione quindi ci si aspetta che i numeri di tali richieste crescano nelle prossime settimane. Se le domande sono tante probabilmente saranno distribuite meno risorse per ciascuno. E c’è anche chi non ha potuto richiedere nulla perché conta sedi dislocate in altri luoghi diversi dalla sede legale".
Se è vero che alcune delle attività che sono state colpite hanno già riaperto, e che altri sono in procinto di riaprire, allo stesso modo ci sono anche coloro che hanno deciso di cambiare vita. I più invece sono in attesa. C’è chi attende che vengano eseguiti i lavori di messa in sicurezza dai proprietari degli spazi, chi invece è in attesa di ulteriori quantificazioni sui ristori, e chi in ultimo aspetta ad investire perché vorrebbe essere certo "che quanto accaduto non si verifichi più". Nel frattempo qualcuno ha ricominciato a lavorare in altre zone della città con il risultato che in città: "Corso Saffi e Corso Garibaldi sono ancora devastate e molte saracinesche ancora abbassate – prosegue Venturi –, due corsi su quattro della città quindi sono a rischio desertificazione. La forbice dei danni cagionati dall’alluvione per ciascuna attività è molto larga: ci sono attività che hanno stimato poche migliaia di euro, ma anche chi ha malcontato 200mila euro. C’è chi non riapre, chi si è trasferito, e altri che sperano di riaprire. A Castel Bolognese hanno riaperto tutti i nostri associati per esempio. A Faenza le zone molto critiche sono Piazza Ferniani, via Lapi, via Renaccio e i due corsi (Saffi e Garibaldi, nda)".
A queste difficoltà si aggiungono poi quelle legate ai collegamenti tra le varie zone. Il Ponte delle Grazie ancora chiuso per esempio "non è un problema secondario – specifica la dirigente di Confesercenti –, perché la mancanza di quel collegamento danneggia le attività del centro, quelle di Corso Europa ed anche il mercato ambulante".
Damiano Ventura