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Fondi europei fantasma. A caccia di due milioni di euro, nei guai ex presidente del Torino
I finanzieri della Compagnia di Faenza hanno dato esecuzione a un sequestro preventivo d’urgenza emesso dalla procura, e già convalidato in larga parte dal gip Janos Barlotti, nei confronti di sette società e cinque persone appartenenti, secondo l’accusa, a un sodalizio che aveva ottenuto indebiti profitti per oltre 2 milioni a discapito di 650 persone residenti in 13 regioni: Veneto, Trentino-Alto Adige, Toscana, Sicilia, Sardegna, Piemonte, Marche, Lombardia, Liguria, Lazio, Emilia-Romagna, Campania e Basilicata.
Il provvedimento segue all’emissione del dicembre scorso di 4 ordinanze di custodia cautelare eseguite dalle Fiamme Gialle faentine per associazione per delinquere, truffa, auto-riciclaggio e fatture false. In quella fase erano emersi i nomi di Luca Silvestrone (nella foto), 53enne di Ravenna; di Mauro Nucci, 62enne di origine svizzera ma residente a Castel San Pietro Terme; di Stefano Pignatelli, 60enne originario di Roma e residente ad Alcamo (Trapani); e infine di Lorenzo Tellarini, nato a Portomaggiore, nel Ferrarese, ma residente a Lugo. Dopo un’iniziale fase di massima custodia cautelare, i quattro erano stati tutti scarcerati a beneficio di misure restrittive più blande. Ora si è aggiunto tra gli indagati anche il nome di Roberto Goveani, 67enne di Pinerolo tra le altre cose ex presidente del Torino calcio.
La decisione della magistratura è frutto degli ulteriori approfondimenti svolti anche sul versante patrimoniale. Secondo quanto ricostruito dalle indagini coordinate dal pm Angela Scorza, il meccanismo di frode era finalizzato a prospettare alle vittime la possibilità di accedere a finanziamenti erogati da organismi dell’Unione Europea a condizioni molto vantaggiose. Ma per ottenerli, era necessario pagare una somma per istruire la pratica: soldi da accreditare sui conti bancari di società riconducibili al sodalizio e con sede a Roma, Torino, Viareggio e Cagliari. I finanziamenti promessi per un importo complessivo di circa 60 milioni di euro, tuttavia non sono mai arrivati in quanto i fondi europei si sono rivelati del tutto inesistenti.
Lo spaccato investigativo è emerso anche grazie alle testimonianze delle numerose persone sentite dagli inquirenti e raggirate - prosegue l’accusa - con la falsa prospettazione di ottenere un incentivo per acquistare case, avviare iniziative imprenditoriali o ancora ottenere la liquidità necessaria a soddisfare i propri bisogni personali.
Le società che avevano proposto tali finanziamenti, sono dunque state sottoposte a sequestro così come i beni aziendali a a loro riferibili. Il provvedimento ha riguardato infine le disponibilità finanziarie degli indagati fino alla concorrenza dell’intero profitto illecitamente ritratto: i 2 milioni di euro appunto, anche se non è detto che in questa fase possa essere recuperato per intero.