FILIPPO DONATI
Cronaca

Gli archeologi in trasferta. Ravenna indaga il Sudamerica: "Chi ha popolato il Brasile?"

Un’equipe del dipartimento, il Bones Lab, in collaborazione con le università locali ha svolto sopralluoghi nello stato di Santa Catarina. Si cercano risposte dalle sepolture.

Gli archeologi in trasferta. Ravenna indaga il Sudamerica: "Chi ha popolato il Brasile?"

Gli archeologi in trasferta. Ravenna indaga il Sudamerica: "Chi ha popolato il Brasile?"

Si concentra sull’America del sud uno dei nuovi filoni di ricerca varati dal Bones Lab del dipartimento di Archeologia della sede ravennate dell’Università di Bologna. Nei mesi scorsi un’equipe del laboratorio, in collaborazione con l’Università di Chapecó e con altri istituti di ricerca sudamericani, ha fatto alcuni sopralluoghi nello stato brasiliano di Santa Catarina, nell’estremo sud del paese, per rispondere a una domanda solo all’apparenza semplice: come è avvenuto il primo popolamento del Brasile?

"A differenza delle nostre ricerche sul paleolitico europeo – spiega il direttore del Bones Lab Stefano Benazzi – in Brasile ci troviamo a studiare resti archeologici potenzialmente recentissimi: gli strati più superficiali potrebbero spingersi fino ad appena 500 anni fa. Ma soprattutto, la popolazione che studiamo è ancora presente nell’area: parliamo infatti del popolo guaranì".

Lo stato di Santa Catarina è una delle propaggini più occidentali dell’areale abitato in Sudamerica dall’etnia guaranì, che è maggioritaria in Paraguay – nazione in cui la loro lingua è co-ufficiale, insieme allo spagnolo – e in alcune zone dell’Argentina e della Bolivia. Le evidenze linguistiche farebbero supporre che i guaranì siano arrivati qui dal nord, cioè dall’Amazzonia, essendo il loro idioma appartenente a una famiglia linguistica che si estende per tutto il Brasile fino alla Guyana. Ma i guaranì, un popolo fondamentale di orticultori, non furono i primi abitanti di quella parte del continente: "ben prima di loro erano arrivati qui i sambaquì, un popolo di cacciatori-raccoglitori che doveva fare affidamento in modo importante anche sulle risorse date dall’oceano".

E’ proprio nell’avvicendarsi delle due popolazioni che la ricerca si fa complessa: "in primis per la forbice temporale enorme circa il primo popolamento, che potrebbe essere avvenuto fra i 13mila e i 12mila anni fa, benché alcune ipotesi portino indietro la lancetta del tempo fino addirittura a 40mila anni fa. E in secondo luogo per la difficoltà di trovare siti che ci diano le risposte che cerchiamo".

La complessità della ricerca archeologica nello stato di Santa Catarina è data dalla conformazione dei suoli, ricchi di terre di colore rossastro comuni in molte parti del Sudamerica, nei quali le stratigrafie sono scarsamente leggibili, e dalla tendenza dei guaranì a costruire con materiali altamente deperibili.

"Il nostro obiettivo è individuare un buon sito archeologico e sperare di trovare nei resti umani le informazioni genetiche che cerchiamo". Le ipotesi in campo sono diverse: "nell’interno abbiamo rinvenuto fosse piuttosto ampie, realisticamente quel che rimane della parte interrata di alcune capanne. La preservazione delle ossa e del dna in quei siti è tuttavia scarsissima: le precedenti analisi genetiche non hanno portato risultati".

La svolta potrebbe arrivare proprio dalle chilometriche spiagge dello stato di Santa Catarina: è qui infatti che sorgono i cosiddetti ‘shellmound’, vere e proprie piramidi di conchiglie, oggi simili a colline artificiali, alcune delle quali raggiungono l’impressionante altezza di ventisei metri.

La loro presenza documenta probabilmente un’elevata organizzazione sociale, o la testimonianza di un culto che aveva grande presa ideologica sulla popolazione.

"Alcuni contengono sepolture, altri no – prosegue Benazzi –. La verità è che quegli shellmound sono ancora in larga parte un mistero: certuni sono addirittura composti di conchiglie appartenenti a una sola specie. Dal nostro punto di vista sono di grande interesse perché sembra che al loro interno le sepolture possano essersi conservate meglio che altrove. A dicembre torneremo in Brasile, selezioneremo uno shellmound che contenga sepolture, ed effettueremo i primi sondaggi. Poi, se tutto andrà come speriamo, sarà la volta dello scavo vero e proprio". Saranno quindi di nuovo delle piramidi a svelare anche questo capitolo della storia del popolamento umano del mondo.