I pazienti di Oncologia: "Sono raddoppiati. Ma con le cure attuali si va avanti anni"

Nel nostro ospedale autorizzati anche i farmaci sperimentali. Il primario: "Calati gli accessi dei nostri pazienti al Pronto soccorso".

I pazienti di Oncologia: "Sono raddoppiati. Ma con le cure attuali si va avanti anni"

I pazienti di Oncologia: "Sono raddoppiati. Ma con le cure attuali si va avanti anni"

Negli ultimi due anni il lavoro nel reparto di Oncologia dell’ospedale di Ravenna è quasi raddoppiato rispetto al 20182019. Non è tutto negativo come sembra: tra i 1.000 pazienti in trattamento attivo dall’équipe dall’unità operativa, come spiega il primario Stefano Tamberi, c’è chi "viene qui apposta perché attirato dal buon nome guadagnato dall’ospedale negli ultimi anni", e soprattutto chi è in terapia da anni. "Per alcuni tipi di tumore ora la sopravvivenza è lunga, diventa una patologia cronica – aggiunge il primario –: penso ad esempio al melanoma, al tumore alla mammella o a quello al colon. I pazienti al momento della diagnosi hanno davanti a sé anni di trattamento. E così è cambiato anche il modo con cui li assistiamo". Insomma, quadri clinici che qualche anno fa lasciavano al paziente solo pochi mesi di vita ora, con l’avanzare delle cure, hanno più probabilità di trovare un equilibrio nel tempo che regala al malato anni di vita in più. Inoltre l’ospedale di Ravenna è l’unico centro dell’Ausl Romagna autorizzato per gli studi di ’fase uno’, ovvero i farmaci in fase precoce di sperimentazione: una possibilità e una speranza. "Siamo parte dei principali gruppi nazionali e internazionali di ricerca, abbiamo consolidato rapporti di studio e di produzione – dice Tamberi –. L’essere centro autorizzato per i farmaci di ’fase uno’, inoltre, ci permette anche di incontrare e confrontarci con team all’avanguardia di tutto il mondo".

Ma le novità in cui è coinvolto il reparto di Oncologia di Ravenna sono tante, a partire dal progetto Arianna, partito circa 10 mesi fa, che prevede un accordo coi medici di base che segnalano direttamente al reparto i pazienti con sintomi sospetti o con una nuova diagnosi di neoplasia certa. In questo modo la presa in carico avviene già entro 48 ore: "Negli ultimi otto mesi c’è stata una riduzione del 15% dei pazienti arrivati in Pronto soccorso con diagnosi di tumore – prosegue Tamberi –, sia grazie al progetto Arianna che a una riorganizzazione del day hospital con letti per l’urgenza dedicati ai pazienti in trattamento. Inoltre abbiamo creato una lista d’attesa trasparente legata non al tempo di attesa, ma alle priorità".

Da qualche mese i pazienti di Oncologia che hanno bisogno di un ricovero vengono accolti anche all’ospedale San Francesco, negli spazi che la struttura privata ha dato in gestione all’Ausl per creare l’ospedale di comunità. Si tratta del cosidetto ’livello intermedio’ di cure, per chi ha bisogno di essere seguito ma le sue condizioni non sono così gravi da richiedere il ricovero in ospedale. "Inizialmente i pazienti oncologici non rientravano tra coloro che possono accedere – dice Tamberi – ma poi è stata fatta la considerazione che grazie alle cure oggi la patologia oncologica diventa una malattia cronica, con una sopravvivenza molto più lunga rispetto al passato. Inoltre abbiamo fatto accordi anche con i medici di base di alcuni pazienti per condividere i processi assistenziali: siamo partiti dal nucleo di Cervia, condividendo alcune prestazioni o aspetti assistenziali coi medici di base, in modo che il paziente non debba spostarsi ogni volta a Ravenna".

All’interno del reparto di Oncologia lavorano 21 medici in tutta la provincia, di cui 11 a Ravenna accanto al dottor Tamberi. Ad aprile un concorso ha permesso di coprire tutti i posti vacanti nell’organico e inoltre sono presenti diversi specializzandi non solo dalla Romagna, ma anche da Ferrara. Il lavoro nel reparto ultimamente ha visto un miglioramento anche grazie alla digitalizzazione delle attività, che permette a tutti di essere aggiornati sui trattamenti fatti ai pazienti e riduce il rischio di errori: "Un modello che in Romagna abbiamo solo noi e che si vuole sviluppare per migliorare l’assistenza".

Sara Servadei