Il 25 aprile e i mille significati della Liberazione

La Resistenza in Romagna durante la Seconda Guerra Mondiale: un articolo che celebra le varie forme di resistenza, dai partigiani alle scelte individuali di coraggio, che hanno contribuito alla Liberazione e alla nascita della Costituzione italiana.

Settantanove anni fa, la Liberazione. In Romagna, Rimini il 20 settembre 1944, Russi il 24 novembre, Ravenna il 4 dicembre, Bagnacavallo il 21 dicembre. Poi la lunga stasi invernale con le forze alleate attestate sul fiume Senio: canadesi, neozelandesi, polacchi, indiani, australiani, sudafricani, a cui si affiancheranno gli italiani del Corpo di Liberazione e la Brigata ebraica. Sempre, la presenza partigiana, la Resistenza, quella con l’erre maiuscola come la Storia. Entrambe possiedono una caratteristica in comune: hanno resistenze e storie minori, ma non certo meno importanti. Ci fu chi decise di prendere le armi – all’inizio reparti del Regio Esercito e, successivamente, civili – e chi compì, prima e dopo, scelte di resistenze che, a mio personale parere, hanno lo stesso valore e ampliano notevolmente il movimento resistenziale. Penso ai 600.000 internati militari italiani – nient’altro che i militari, ufficiali, sottufficiali e soldati che furono catturati dopo l’8 settembre su tutti i fronti di guerra – che non aderirono alla RSI e restarono prigionieri in Germania; a chi nascose ebrei, a chi fornì abiti civili ai disertori italiani.

Penso ai parroci che appoggiarono la Resistenza, alle donne, spesso ragazze, che scelsero di combattere ponendo le basi per una parità di diritti che ancora era negata. Leggendo la lapide – una delle tante che nel nostro territorio ricordano battaglie, eccidi, esecuzioni sommarie – dedicata alla battaglia di Purocielo collocata al museo di Ca’ di Malanca, mi ha sempre destato curiosità trovarvi tre austriaci oltre ad alcuni sovietici.

Dei sovietici sapevo essere arrivati in Italia come prigionieri, degli austriaci scopro un aspetto poco noto della Storia: i diecimila disertori della Wehrmacht che si unirono alle unità partigiane. Ecco come la storia resistenziale si amplifica, si dilata. Prima dell’8 settembre c’erano state persone come i Tambini di Bagnacavallo, i Zanzi di Cotignola, il maresciallo Carugno di Bellaria per citarne alcuni: scelte personali, come fu quella del celebre Gino Bartali che occultava nel tubolare della bicicletta i documenti falsi per gli ebrei nascosti, oppure del commissario Giovanni Palatucci che salvò numerosissimi israeliti. Molte di queste persone hanno pagato con la propria vita queste scelte, compiute in piena consapevolezza dei rischi. Grazie anche a loro è nata la nostra Costituzione.