Il mistero del medico: "Non fu avvelenato". Assolti figlio e badante, lui rischiava l’ergastolo

Secondo l’accusa la morte era stata causata da un mix di farmaci. La sentenza: "Il fatto non sussiste". In pratica, nessun omicidio. L’imputato scoppia in lacrime: "Ho passato tre anni d’inferno".

Il mistero del medico: "Non fu avvelenato". Assolti figlio e badante, lui rischiava l’ergastolo

Il mistero del medico: "Non fu avvelenato". Assolti figlio e badante, lui rischiava l’ergastolo

Un ingente patrimonio da gestire, un mix di farmaci potenzialmente letale e perfino un investigatore privato assoldato nella lontana Trento per fare luce su certi trasferimenti bancari avvenuti in Romagna. La morte del 67enne Danilo Molducci, storico medico della frazione di Campiano, nelle campagne ravennati, deceduto nella sua camera da letto il 28 maggio 2021, sembrava destinata a un funerale come tanti altri. Morte naturale, recitava il primo referto. E invece no: all’ultimo momento la Procura aveva bloccato tutto, disposto l’autopsia e indagato due persone per omicidio volontario pluriaggravato: il figlio e la badante. E cioè il 41enne Stefano Molducci di Terra del Sole, nel Forlivese, esperto di trading, studente di Medicina e in passato segretario del Pd di Castrocaro. E la 53enne romena Elena Vasi Susma, fino all’ultimo istante factotum del defunto. L’epilogo ieri pomeriggio davanti alla Corte d’Assise di Ravenna con altrettante assoluzioni "perché il fatto non sussiste".

Lacrime e abbracci. "Abbiamo passato tre anni d’inferno. Sono molto soddisfatto - ha detto a caldo Molducci jr. - Spero non ci sia appello, non vedrei motivo". Il pm Angela Scorza, al netto delle motivazioni, ha invece fatto capire che la strada del ricorso è intenzionata a percorrerla. Convinta insomma che l’imputato abbia mentito, come ha messo in risalto all’inizio e alla fine della sua requisitoria citando una intercettazione in cui il 41enne, pur non riferendosi al caso del padre ma ad altra vicenda, aveva in un qualche modo tirato in ballo il possibile rapporto con gli inquirenti: "Io amo caos e situazioni paradossali. Mi ecciterebbe un sacco cercare di giustificarmi e prenderli per il culo per ore durante gli interrogatori. Ho già provato in passato per altre questioni e mi dà la stessa botta di adrenalina che a sfogare la violenza".

Per la procura insomma il figlio meritava l’ergastolo. Piccolo colpo di scena, invece, per la badante per la quale era stata chiesta l’assoluzione. Di più: per il pm, durante il processo è emerso che era stata addirittura strumentalizzata dal 41enne dato che era lei che compilava le ricette.

Il figlio, forte anche dei suoi studi in medicina, conosceva la precarietà del genitore, segnato da più patologie e allettato: e così, sempre secondo gli investigatori, per avvelenarlo si era concentrato sui quei farmaci che il padre di solito prendeva. Una conclusione che camminava su ipotesi numeriche legate a una consulenza tossicologica tuttavia poi sconfessata dalla perizia voluta dal Tribunale e giunta a questa conclusione: "Non sono disponibili dati idonei a ritenere che il decesso sia correlato a intossicazione acuta da xenobiotici", cioè sostanze tossiche, "comprese le benziodiazepine e l’amlodipina", farmaco quest’ultimo usato per l’ipertensione. Il quadro sarebbe altrimenti stato quello di una sorta di delitto perfetto: per il pm, Stefano Molducci era animato dalla paura di perdere le deleghe a operare sui conti del padre dopo un drenaggio di soldi milionario. "L’incarico all’investigatore viene dato il 20 maggio, il 28 Molducci muore", ha ricordato il pm. E poi il defunto "lasciò un quaderno di appunti quotidiani: tante volte aveva manifestato sfiducia verso quel figlio che temeva gli stesse prendendo tutto".

Molducci padre era uno che "era contento quando gli investimenti fruttavano, si arrabbiava quando c’erano perdite", hanno invece rimarcato le difese (avvocati Claudia Battaglia e Antonio Giacomini): "Questo caso non sarebbe mai dovuto arrivare davanti a voi". Tanto che dal pm si aspettavano addirittura una doppia "richiesta di assoluzione".

Andrea Colombari