Il progetto per i pazienti oncologici ’Una vela per ricominciare’: "Ci si cura anche con lo sport"

Il primario Tamberi: "L’attività fisica previene nuovi tumori e aumenta il successo dei trattamenti". In cantiere anche uno studio col Rizzoli: otto pazienti verranno monitorato per cinque giorni in barca.

Il progetto per i pazienti oncologici ’Una vela per ricominciare’: "Ci si cura anche con lo sport"

Il progetto per i pazienti oncologici ’Una vela per ricominciare’: "Ci si cura anche con lo sport"

Si è tenuta ieri la conferenza stampa relativa a ’Una Vela per Ricominciare’, progetto sportivo per pazienti oncologici. Alla prima edizione, tenutasi a settembre scorso, hanno aderito in 5. Per l’estate 2024 è prevista una nuova edizione potenziatacon due corsi, uno rivolto ai neofiti e l’altro a chi ha già partecipato alla prima edizione. Il dottor Stefano Tamberi, direttore di Oncologia dell’area Ravenna-Faenza-Lugo, spiega che "fare abitualmente attività fisica previene l’insorgenza di nuovi tumori e aumenta le probabilità di cura per chi è in trattamento. Questa correlazione è ancora poco studiata ma soprattutto ancora poco considerata dagli specialisti. Purtroppo c’è un forte stigma sociale che correla la diagnosi ad una condanna ma non sempre è così e in un piano terapeutico bisogna considerare l’attività fisica tanto quanto i farmaci perché migliora notevolmente la qualità della vita del paziente". I volti sorridenti dei pazienti testimoniano la riuscita dei progetti ma il prossimo passo è capire dal punto di vista scientifico in che modo l’attività motoria impatta sul tumore.

La dottoressa Chiara Bennati, specialista di Oncologia toracica e responsabile di un progetto di ricerca proprio su questo tema, dichiara: "Dai primi dati emerge che l’attività fisica in generale potenzia il sistema immunitario, diventando un valido aiuto per l’eliminazione delle cellule tumorali. L’attività è personalizzata per ogni paziente in base alle sue condizioni e al tipo di malattia, nel caso specifico aggiungo che la vela ha il vantaggio di rendere ognuno protagonista e creare un gruppo che è anche terapeutico". Il progetto è stato reso possibile dall’associazione ’Marinando’ fondata da Sante Ghirardi, che si dice soddisfatto dell’entusiasmo restituitogli dai partecipanti "Siamo sulla strada giusta, d’estate potremo estendere questa possibilità a più persone e dedicheremo un corso a chi è un po’ più esperto e vuole imparare a diventare autonomo nel governare un’imbarcazione. A maggio collaboreremo anche con il Rizzoli di Bologna per condurre uno studio scientifico su 8 pazienti affetti da malattie rare di natura scheletrica. Per cinque giorni verranno monitorati con telecamere e strumentazioni in barca che misureranno alcuni parametri medici specifici per cercare un riscontro scientifico degli effetti della ’velaterapia’. Ci vogliamo fare promotori, a livello nazionale, di una modalità di fare vela accessibile a tutti: malati, portatori di disabilità e normodotati devono poter fare le stesse esperienze in barca".

Valeria Bellante