Il recupero dopo l’ictus. Gli afasici cantano Casadei

Un coro composto da persone che hanno visto compromesso il linguaggio verbale si è esibito a palazzo Rasponi. Il repertorio? Da Romagna Mia a Modugno.

Il recupero dopo l’ictus. Gli afasici cantano Casadei

Il recupero dopo l’ictus. Gli afasici cantano Casadei

Il Salone delle Feste di palazzo Rasponi domenica scorsa ha risuonato delle note intonate dal coro degli afasici, un coro non convenzionale frutto di un percorso di Musicoterapia integrato con Logopedia, diretto a persone che, a seguito di un ictus, hanno acquisito una compromissione del linguaggio verbale. L’evento “Per non Restare senza Parole” è promosso da A.L.I.Ce. Ravenna - Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale in collaborazione con il Comune. La musicoterapeuta Jenny Burnazzi racconta così l’esperienza: "L’ascolto della musica evoca ricordi, sensazioni ed emozioni che hanno carattere terapeutico. Svolgiamo la seduta di terapia una volta a settimana, i brani del repertorio vengono scelti insieme dai coristi in modo che ogni persona si possa riconoscere nelle canzoni eseguite. Nel repertorio troviamo canzoni della tradizione romagnola e italiana come Romagna mia, Attenti al lupo, azzurro, Nel blu dipinto di blu".

Immagazzinare l’informazione musicale "è utile per ritrovare la parola, la melodia offre un supporto per articolare le frasi quindi i pazienti hanno grande soddisfazione sia nel canto che poi nel parlato. L’obiettivo è il recupero delle abilità ma anche di una dimensione socio-relazionale. Inoltre ho il ruolo di tutor all’interno del master di II livello in musicoterapia e accogliamo nel coro dei tirocinanti del master che sono già musicisti professionisti". Daniela Toschi, presidente di A.L.I.Ce, aggiunge altri concetti: "Il coro è nato tanti anni fa ma solo negli ultimi due anni è diventato più strutturato, con il supporto professionale della musicoterapeuta e della logopedista. Siamo un’associazione di soli volontari e lavoriamo a fianco della Pubblica Amministrazione per sostenere i pazienti con patologie croniche e il loro familiari con attività che spaziano dall’esercizio fisico, all’arte terapia, ad attività più ricreative con giochi da tavolo".

Contemporaneamente "assistiamo i caregivers che affrontano un peso non indifferente nella cura dei propri malati, ad esempio a loro dedichiamo corsi di yoga. Vogliamo essere uno stimolo per le persone e assicurarci che non rimangano sole anche perchè il rischio, specialmente con l’età e la solitudine, è quello di regredire velocemente. L’Ausl, in particolare le unità operative di medicina riabilitativa e neurologia, svolge un fondamentale lavoro di selezione indirizzando alle nostre attività le persone più idonee, per offrire la cosa giusta alla persona che la può sostenere. La sede dell’associazione si trova in un edificio confiscato alla mafia. Abbiamo un gruppo costituito da una ventina di volontari e tutte le risorse che gestiamo vanno sui progetti per le persone. Possono sembrare tanti volontari ma non lasciamo mai i pazienti da soli durante le terapie e ogni anno assistiamo circa un centinaio di persone, quindi sono sempre molto impegnati".

Valeria Bellante