"Il ‘Tamerlano’, un’opera punk"

Marisa Ragazzo coreografa dello spettacolo con l’Accademia Bizantina in cartellone nel weekend all’Alighieri

"Il ‘Tamerlano’, un’opera punk"

"Il ‘Tamerlano’, un’opera punk"

di Roberta Bezzi

C’è anche l’espressività della danza nel nuovo allestimento de ‘Il Tamerlano’ di Vivaldi, a quasi 270 anni dalla prima rappresentazione durante il Carnevale, che apre la nuova stagione d’opera del Teatro Alighieri di Ravenna, sabato prossimo alle 20.30 (con replica domenica alle 15.30). Le coreografie sono ideate da Marisa Ragazzo, insieme a Omid Ighani, per la DaCrlidiau Dance Company specializzata in danza fusion, come amplificazione degli stati d’animo dei personaggi. In scena, sei ballerini: Kyda Pozza, Davide Angelozzi, Elda Bartolacci, Graziana Marzia, Sara Ariotti e Alessandra Ruggeri. La regia dell’opera è di Stefano Monti, che cura anche scene e costumi, mentre Ottavio Dantone è alla guida di Accademia Bizantina che proprio quest’anno festeggia 40 anni di attività.

Marisa Ragazzo, come è nata questa collaborazione che segna il vostro debutto nell’opera?

"Tutto è partito da un’idea di Angelo Nicastro che conosceva il nostro stile e voleva per primo creare una situazione in cui il canto e la danza fossero un unicum senza confini. Ognuno dei sei personaggi ha il suo alter ego danzato. Il primo rappresenta il corpo fisico, il secondo il corpo sottile, lo spazio delle risonanze, attraverso un linguaggio non convenzionale, il fusion".

Non dev’essere stato facile raggiungere un obiettivo così ambizioso…

"È quello che credevo, o meglio temevo, anch’io prima di iniziare. Invece, tutto è filato liscio dall’inizio alla fine ed è merito anche di cantanti eccezionali anche da un punto di vista umano oltre che artistico, che si sono prestati con curiosità e dedizione. Abituati a stare in scena in autonomia, in questo spettacolo si trovano invece ad aver sempre un’ombra emotiva".

E per i danzatori com’è stata questa prima volta?

"A dir poco emozionante. Un’esperienza illuminante, per un progetto molto contemporaneo e coinvolgente. Ho iniziato a preparare i ragazzi, alcuni dei quali sono anche giovanissimi, in estate durante una residenza artistica. Per molti di loro è stato il primo lavoro con un’aria lirica ma è scattato subito un grande interesse. Quando martedì scorso c’è stata la prima prova in teatro con l’orchestra e i cantanti, alcuni di loro si sono commossi al punto da piangere di gioia. Sono entrati in un mondo inaspettato e ne sono rimasti affascinati".

Con quale criterio ha assegnato loro i ruoli?

"Ho cercato di abbinare i ballerini ai personaggi, non solo in base a caratteristiche fisiche ma anche caratteriali, in modo da avere la migliore corrispondenza possibile personaggio-ballerino".

Un’opera diversa dal solito può attirare un pubblico diverso?

"È quello che speriamo: portare a teatro tanti giovani. Mi piace definirla un’opera ‘punk’ anche se è pur sempre di Vivaldi e ha tutte le carte in regola per attrarre i ragazzi, a partire da quelli che frequentano i nostri corsi di formazione in Urban Fusion. Per loro sarà la prima opera lirica. A volte i giovani si avvicinano poco al teatro perché lo trovano formale, invece in quest’opera abbiamo volutamente puntato su una immediatezza di linguaggi".

Le piacerebbe dare un seguito a questa esperienza?

"Sì, ci terrei molto, anche perché è sempre molto bello quando si superano i limiti e le barriere che possono essere asfissianti. Il connubio di arti arricchisce sempre".