La banda del carburante: i due dipendenti infedeli e il trasportatore restano in carcere

Il giudice parla di "una lunga serie di episodi" per un danno "molto rilevante"

La banda del carburante. I due dipendenti infedeli e il trasportatore restano in carcere

La banda del carburante. I due dipendenti infedeli e il trasportatore restano in carcere

Ravenna, 4 febbraio 2024 – Esiste il "pericolo di reiterazione criminosa", l’episodio da cui è partita l’indagine è "l’ennesimo di una lunga serie" e gli arrestati sono "particolarmente inclini al delitto e privi di spinte inibitrici". Inoltre il danno complessivo "appare molto rilevante" e, soprattutto, c’è "il rischio di inquinamento probatorio".

Per questo il Gip Corrado Schiaretti, dopo l’udienza di venerdì, ha convalidato gli arresti e deciso che i due dipendenti di Petra, un 58enne di Cervia – difeso dagli avvocati Silvia Brandolini e Paola Emilia Bellosi – e un 61enne di Ravenna, tutelato dall’avvocato Domenico Serafino e un 50enne autotrasportatore ravennate, tutelato dagli avvocati Luigi Filippo Gualtieri e Stefano Dalla Valle, restano in carcere. I tre sono stati arrestati nei giorni scorsi dalla Guardia di Finanza per furto pluriaggravato, violazione della normativa sulle accise e associazione per delinquere.

In seguito all’operazione delle Fiamme Gialle e dei funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, sulla scorta delle indagini effettuate dopo la denuncia presentata dal legale rappresentante di Petra srl per una serie di furti di carburante commessi ai danni della stessa, sono state anche indagate a piede libero altre due persone. Inoltre sono stati sequestrati un distributore ad Alfonsine, autocisterne e 140mila euro in contanti.

In particolare, l’episodio da cui è partita l’indagine risale al 26 dicembre scorso quando il direttore di Petra srl si era accorto di un buco di 13mila/15mila litri di gasolio. Non solo: da ulteriori verifiche era emerso che un’autobotte aveva fatto accesso senza le necessarie autorizzazioni, entrando il giorno successivo con i documenti necessari ma con una targa diversa. Il direttore di Petra, in sede di querela, aveva lamentato la sottrazione di 10mila litri di gasolio nella sola ultima occasione, con un danno pari a 17mila euro.

In realtà gli inquirenti nello scorso mese di gennaio hanno accertato una serie di episodio di furto di gasolio, perpetrati dai tre arrestati, verosimilmente con la complicità di altre persone utilizzando quello che il Gip Schiaretti definisce "un articolato e ben rodato sistema di sottrazione, nel quale ognuno degli indagati ha svolto un preciso compito, nell’ambito di passaggi specifici, idonei a bypassare i controlli e le pesature". La corsia di carico scelta era sempre la stessa, defilata e con il sistema di videosorveglianza più facilmente eludibile, così come la ‘pesa lordi’, in uscita, che consentiva margini di manovra più ampi. Ogni volta, al termine delle operazioni, è stato riscontrato come venissero asportati circa 4mila/5mila litri di gasolio ma in alcuni casi il quantitativo sottratto è risultato essere anche maggiore, almeno fino a 6mila litri.

Nell’udienza di convalida di venerdì il 58enne dipendente di Petra ha accettato di rispondere alle domande, ammettendo gli addebiti, l’autotrasportatore si è avvalso della facoltà di non rispondere, mentre il collega 61enne, dopo aver risposto alla prima domanda e negato ogni addebito, cercando di spiegare che tutto era accaduto sotto i suoi occhi ma senza che lui se ne accorgesse e che partecipasse, ha poi deciso di restare in silenzio.

D’altra parte il contributo offerto dal 58enne in ogni caso è stato definito dal Gip Schiaretti "in parte inconsistente e generico, avendo ammesso solo ciò che difficilmente avrebbe potuto essere negato, senza apportare alcun elemento nuovo; in altra parte è risultato assai verosimilmente falso". Inoltre – aggiunge il giudice – "altri elementi non veri nelle dichiarazioni" del 58enne dipendente di Petra "sono emersi dalle perquisizioni". Per questo il Gip Schiaretti parla di "intento di depistare una più precisa ricostruzione dei fatti". Da qui la decisione della misura della custodia cautelare in carcere per i tre arrestati.

m.m.