‘La morte dell’angelo’ nelle campagne

Le campagne romagnole erano colpite da una rilevante mortalità infantile nel primo anno di vita. La perdita veniva vissuta con fatalità, ma si riteneva che l'anima del piccolo salisse in Paradiso. Il periodo più delicato era considerato quello tra la nascita e il primo dente.

Fino all’ultima guerra le campagne romagnole erano colpite da una rilevante mortalità infantile nel primo anno di vita. La perdita veniva vissuta con una certa rassegnazione e fatalità, condensate nel commento "L’à fat la mörta dl’anzul" (Ha fatto la morte dell’angelo), convinti come erano i famigliari che l’anima del piccolo sarebbe salita in Paradiso, come conferma un altro detto: "E’ svéglia e’ Paradìs d’burdèl" (Trabocca il Paradiso di bambini). Il periodo più delicato era considerato quello compreso tra la nascita e il primo dente da latte. Era ritenuto un periodo rischioso per il freddo che si riteneva tormentasse il piccolo in ogni stagione: "E’ babìn sénza dént l’à frèd in tót i témp" (Il bambino senza denti ha sempre freddo).