L’arcivescovo incontrerà il Papa: "Gli parlerò della perdita della fede di molti giovani e adulti ravennati"

Per monsignor Ghizzoni la sfida in Italia e in Europa è "evangelizzare una popolazione non molto disposta a lasciarsi cambiare la vita dal Vangelo". Due ragazzi sostenuti dalla diocesi di Ravenna in seminario.

L’arcivescovo incontrerà il Papa: "Gli parlerò della perdita della fede di molti giovani e adulti ravennati"

L’arcivescovo incontrerà il Papa: "Gli parlerò della perdita della fede di molti giovani e adulti ravennati"

L’approccio alla fede è cambiato. È evidente, è un processo in atto da anni e di cui l’arcivescovo Lorenzo Ghizzoni parlerà con il Papa nella settimana tra il 26 febbraio e il 3 marzo, durante la visita ad limina apostolorum, l’occasione in cui ogni cinque anni il capo della Chiesa riceve in Vaticano i vescovi da tutto il mondo, chiamati a illustrare particolarità e problemi del territorio di cui si occupano. "Per ogni dicastero uno dei vescovi dell’Emilia-Romagna spiegherà cosa succede sul territorio facendo memoria degli ultimi 10 anni – ha spiegato ieri l’arcivescovo Ghizzoni nel corso di un incontro a microfono aperto per rispondere alle domande dei giornalisti – e a questo si aggiunge un incontro personale col Papa. Mi piacerebbe, per quanto riguarda la nostra diocesi, parlare del fatto che ci troviamo in un territorio, e questo vale sia per Ravenna che per il resto della Romagna, dove la secolarizzazione e in parte anche la scristianizzazione hanno prodotto un certo stile di vita. Noi abbiamo un modo di vivere che tratta la religione un po’ da lontano, se ne serve e partecipa in certe occasioni ma poi per il resto c’è una grande maggioranza di persone che vivono senza una piena contestazione né una piena adesione, in una forma di indifferenza. Poi in realtà ci sono sempre momenti difficili della vita dove uno riscopre la vecchia fede, o una nuova fede".

Secondo l’arcivescovo insomma "l’evangelizzazione oggi è difficile rispetto a una situazione, come quella che vedo andando a visitare la nostra missione in Perù, dove agli incontri di vita cristiana c’è una grande adesione. C’è un tema di come evangelizzare oggi e domani in Italia e in Europa una popolazione che dal punto di vista culturale sa già diverse cose del Vangelo, ma non è molto disponibile a lasciarsi cambiare vita dagli aspetti più significativi e più portanti del Vangelo, perché ci sono alcuni aspetti del Vangelo che mettono in difficoltà la vita dei nostri contemporanei e forse anche la nostra" e questo perché, nonostante l’esistenza di gruppi e parrocchie, "la maggioranza dei giovani e degli adulti non partecipa in modo pieno e talvolta nemmeno parziale alla vita nella comunità cristiana".

Al tema della ’scristianizzazione’ della società si lega quello delle vocazioni che scarseggiano. A questo proposito al momento la Diocesi ha due ragazzi che stanno frequentando il seminario, che è uno solo per tutta l’Emilia-Romagna ed è a Bologna: il primo, Riccardo, è originario di Cervia e ha da poco iniziato gli studi teologici dopo il cammino preparatorio a Faenza. L’altro, Anthony, è un ragazzo che viene dalla diocesi di Aba in Nigeria il cui percorso è sostenuto dalla nostra diocesi e per il quale si delinea in futuro il ruolo di cappellano etnico per nigeriani e anglofoni a Ravenna. "È al quarto anno di Teologia su sei – dice l’arcivescovo – ma è in difficoltà per le materie nuove e perché non sa l’italiano. È un ragazzo intelligente, però: crediamo molto in lui. Assieme a Riccardo ogni sabato e domenica fa servizio pastorale alla parrocchia del Torrione".

Sara Servadei