"Lavoro extra ufficio: risarcisca 63mila euro"

La Corte dei Conti ha condannato istruttore pilota che si appoggiava all’aero club di Lugo ma lavorava come vigile del fuoco in Lombardia

"Lavoro extra ufficio: risarcisca 63mila euro"

"Lavoro extra ufficio: risarcisca 63mila euro"

Uno dei pochissimi in Italia abilitati a esercitare l’attività di esaminatore di piloti elicotteristi. E per farlo, si appoggiava all’aero club ’Francesco Baracca’ di Lugo, struttura in possesso delle certificazioni di volo civile necessarie per la formazione dei piloti previste dalle norme Jar, joint aviation requirements (requisiti aeronautici comuni). Fin qui nulla di male. Il problema è sorto perché, secondo la magistratura contabile, in quanto dipendente dello Stato, non avrebbe potuto svolgere incarichi retribuiti. E così la Corte dei Conti (sezione Lombardia) lo ha condannato a pagare al ministero dell’Interno quasi 63mila euro pari agli incassi realizzati.

Una quantificazione definita prudenziale nella recente sentenza della corte presieduta dal giudice Gabriele Vinciguerra visto che nel periodo considerato, che va dal 2009 al 2014, sui conti dell’uomo - un 57enne residente in provincia di Lecco - appaiono "ulteriori ingenti versamenti" per un totale di quasi 142 mila euro "incompatibili con lo stipendio ufficiale" e "riconducibili all’attività extra" anche se non contestati dalla procura erariale "in mancanza di sufficiente dimostrazione documentale".

Il 57enne era stato dipendente dal 1996 al 2015 dei vigili del Fuoco. E aveva ottenuto l’autorizzazione all’attività extralavorativa per mantenere i requisiti aeronautici purché "svolta a titolo gratuito e senza esercizio di attività autonoma o subordinata". In seguito a un esposto anonimo, nel 2012 il dipartimento ministeriale gli aveva notificato un primo atto di diffida "a cessare ogni eventuale attività extralavorativa non autorizzata". In seguito, nel corso delle verifiche della guardia di Finanza, i piloti aveva riferito di non essersi mai recati alla scuola volo di Lugo ma di avere avuto rapporti solo con il 57enne il quale si occupava di tutti gli aspetti finalizzati al rilascio o al rinnovo delle abilitazioni. Dal canto suo - prosegue la sentenza - l’aero club Baracca rilasciava ai piloti ricevute fiscali di importo inferiore alle cifre versate in favore del loro istruttore: e il danno erariale - cioè i quasi 63mila euro - è stato quantificato nella differenza tra le somme incassate direttamente dai piloti e quanto fatturato dall’aero club lughese.

Per la difesa non c’era stato invece nessun vantaggio economico: la differenza era cioè stato erosa da costi come carburante, affitti dei velivoli, bolli e altra burocrazia. Spese tuttavia non dimostrate, secondo i giudici. Dopotutto "risulta assai difficile comprendere la ragione per cui" il 57enne "avrebbe scelto di svolgere un’attività particolarmente onerosa in termini di tempo e costi, a titolo gratuito senza utile personale". A ulteriore dimostrazione "dell’occultamento doloso", i giudici hanno portato lo "schema piuttosto elaborato, e irregolare anche sotto il profilo fiscale, che passava attraverso il pagamento diretto" al 57enne "a opera dei piloti esaminati" e "al rilascio da parte dell’aero club Francesco Baracca di ricevute per importi inferiori", senza che l’accordo tra tra aero club e 57enne "risultasse in alcun modo formalizzato".

Andrea Colombari