Letizia Galletti, ventenne: "Sollievo alle tante persone costrette a lasciare le case"

"Ero nel centro d’accoglienza, dove gestivo le telefonate in arrivo. C’era anche chi suonava per distrarre gli alluvionati. È stato difficile, ma molto bello".

Letizia Galletti, ventenne: "Sollievo alle tante persone costrette a lasciare le case"

Letizia Galletti, ventenne: "Sollievo alle tante persone costrette a lasciare le case"

Letizia Galletti è fra i ‘maturandi dell’alluvione’, quella generazione di studenti nata in gran parte nel 2004 che ha sostenuto l’esame di fine liceo dopo aver trascorso mesi tra il fango o nei centri d’accoglienza ad assistere gli alluvionati. È stata nominata Alfiere, scrivono dal Quirinale "per aver portato sollievo a tante persone costrette ad abbandonare la propria abitazione a seguito della recente alluvione in Emilia Romagna. Alcuni anziani hanno persino espresso il desiderio di non rientrare subito a casa per poter continuare a vivere in quel contesto così familiare".

Letizia Galletti, cosa ricorda di quel periodo?

"Fu strano ritrovarsi catapultata da un giorno all’altro dagli studi per l’esame ai banchi del centro d’accoglienza, dove gestivo le telefonate in arrivo da parte dei Vigili del fuoco, delle altre realtà impegnate per la consegna dei pasti, o spesso anche da organizzazioni con sede a Milano o ad Ancona. Mi rendo conto che il mio è un riconoscimento a tutti coloro che in quelle settimane hanno assistito la popolazione: dove ero impegnata c’era addirittura chi aveva con sé una chitarra per distrarre gli alluvionati facendoli cantare. È stato molto difficile, ma molto bello".

Ora studia Psicologia: quando ha compiuto questa scelta? "In realtà prima del 2023. Quel che mi ha molto colpito, arrivata in facoltà a Padova, è stato incontrare persone che avevano sentito parlare di Lugo proprio per via dell’alluvione, e che erano addirittura arrivate qui a spalare fango e ad aiutare chi aveva subito i danni più gravi. Quando me l’hanno detto ammetto di aver avuto un momento di commozione".

Cosa rammenta in particolare dei mesi successivi all’alluvione?

"I ricordi ancora oggi paiono talmente tanti che è difficile credere sia successo tutto in appena una manciata di settimane. Per chi ha visto gli anni del lockdown piombare proprio nel mezzo del ciclo scolastico liceale è stato come trovarsi in un altro mondo, dove tutto accadeva in tempi rapidissimi".

Poi, come se non bastasse, il momento della maturità.

"A Lugo il liceo rimase chiuso due settimane, perfino la scuola era stata allagata. Poi riaprì: una parte degli studenti rimase comunque in strada o nei centri ad aiutare gli alluvionati. Io, come molti altri maturandi, mi sono divisa fra i banchi del Classico e il volontariato. Tanto che a volte mi arrivavano telefonate dal centro d’accoglienza proprio mentre era a scuola. Fu un periodo decisamente particolare. Come tanti, ero abbastanza spaventata dalla maturità, proprio per il fatto che tutto si sarebbe deciso all’orale. Ma i prof furono comprensivi. Ringrazio anche loro".

Si sarebbe aspettata che l’alluvione l’avrebbe portata al Quirinale?

"No, e oggettivamente in queste ore la mente mi si affolla di tutte le persone che ho incontrato in quelle settimane, e che forse meriterebbero il riconoscimento tanto quanto l’ho meritato io, o anche di più. Mi piace pensare che appartenga a tutti loro".

Filippo Donati