Marito poligamo la sfregia col telecomando

Rinviato a giudizio un 53enne, di incerta nazionalità, per maltrattamenti e lesioni permanenti al volto della moglie

Marito poligamo la sfregia col telecomando

Marito poligamo la sfregia col telecomando

Lui, al momento del matrimonio, avrebbe sottoscritto un atto in cui dichiarava di rinunciare alla poligamia, prassi nel suo Paese d’origine. Ma quando nella tarda serata del 7 aprile 2023 è stato raggiunto dalla telefonata di un’altra donna, la moglie ha chiesto spiegazioni per poi, al culmine dell’ennesimo litigio dopo aver scoperto che il marito ne aveva una seconda, essere colpita al volto con uno schiaffo, ma anche col telecomando del televisore. A distanza di un anno la cicatrice è ancora visibile, motivo per cui l’uomo, oltre che per maltrattamenti in famiglia, l’altro giorno è stato rinviato a giudizio dal Gup Janos Barlotti con l’accusa di lesioni che le avrebbero lasciato anche uno sfregio permanente sul viso.

Un aspetto non secondario, dal momento che l’uomo finirà a processo non davanti a un solo giudice, come sarebbe stato nel caso delle lesioni solo aggravate dal rapporto di coniugio, ma davanti a un collegio di tre magistrati, nell’udienza fissata a metà giugno. A chiedere un indurimento del capo di imputazione, che in caso di condanna può comportare una pena più severa, era stato il legale di parte civile della moglie, l’avvocato Alessandra Giovannini, in quanto da quella ferita lacero contusa lunga 4 centimetri sarebbe derivato un irrimediabile deturpamento del viso della cliente. Su questo aspetto era nata una vertenza interna alla Procura stessa, con valutazioni divergenti. Alla fine, a chiedere che la richiesta della parte civile fosse accolta, e il capo di imputazione modificato, è stato il Pm Francesca Buganè Pedretti. L’imputato è un 53 enne che, difeso dagli avvocati Elena Fenati e Matteo Olivieri, respinge le accuse. Tra queste, figura anche un contesto di maltrattamenti che avrebbero determinato nella moglie – dalla quale si sta separando – una condizione di sofferenza psicologica e un clima di "soggezione, sudditanza e sottomissione" all’interno della famiglia, al punto da "costringerla ad un regime di vita abitualmente doloroso, in un clima di costante terrore e sopraffazione".

Condotte, secondo l’accusa, iniziate nel febbraio 2022 e culminate con l’episodio del lancio del telecomando, dopo che l’uomo avrebbe ricevuto la telefonata della seconda moglie. Al processo la Procura potrà, anzitutto, chiedere una perizia, per valutare se lo sfregio al volto della donna derivato sia effettivamente permanente o meno.

Ma da dirimere c’è una seconda questione: la nazionalità dell’imputato. La moglie è senegalese e lo sposo sarebbe il cugino, poiché le rispettive madri sono sorelle. Senegalese è anche la carta d’identità prodotta in udienza dal legale di parte civile. Al contrario, la difesa dell’imputato sostiene che sia originario del Congo, come da passaporto. Generalità, queste ultime, declinate dall’imputato al momento dello sbarco in Italia e che l’ufficio immigrazione della Questura ha comunicato di non essere in grado di confermare in quanto lo stesso, dato il suo status di rifugiato, non ha mai esibito un documento valido rilasciato dal suo Paese d’origine.

Lorenzo Priviato