Melandri, condanna definitiva. E ora il re del vino rischia il carcere

Operazione ’Malavigna’, la Cassazione ha rigettato il ricorso dell’imprenditore di Russi

Melandri, condanna definitiva. E ora il re del vino rischia il carcere

Melandri, condanna definitiva. E ora il re del vino rischia il carcere

Dopo alcune ore di camera di consiglio, nel tardo pomeriggio di giovedì la Cassazione ha rigettato il ricorso della difesa. Per il 54enne Vincenzo Secondo Melandri di Russi, alias ’il re del vino’, la condanna a 9 anni e 2 mesi di reclusione scaturita dall’indagine battezzata ‘Malavigna’, è così diventata definitiva. Il 54enne, al momento libero con alcuni obblighi dovuti a una misura di prevenzione, rischia ora di dovere tornare in carcere.

Per quanto riguarda i cinque foggiani titolari delle cantine con cui l’imprenditore russiano era in affari, (le pene di primo grado oscillavano tra tre anni e quattro mesi e sei anni e mezzo ridotte in appello di qualche mese a testa), il ricorso è stato dichiarato inammissibile: dunque per loro, condanne immediatamente passate in giudicato.

Secondo le verifiche della Dia di Bologna e dalla guardia di Finanza di Ravenna coordinate dal pm Lucrezia Ciriello, in sintesi Melandri aveva riciclato danaro sporco ricevuto dai fornitori foggiani e lo aveva loro restituito ripulito tenendo per sé il ricavato della sovrafatturazione. "Una entità di ampio respiro geografico" – aveva avuto modo di descriverla nelle motivazioni di condanna il gup ravennate Andrea Galanti – che si era prodigata "per la commissione di una serie indeterminata" di reati: in primis riciclaggio, frodi fiscali e uso di fatture false.

Si trattava cioè di un’associazione per delinquere quella che correva sull’asse Ravenna-Foggia. Per l’accusa, il sistema frodatorio prevedeva una fase finanziaria con la raccolta del contante per un importo pari a quanto dichiarato in fattura meno l’Iva che veniva trattenuta come compenso dalla cellula foggiana per l’emissione di fatture false. Poi c’era una fase documentale caratterizzata da emissione e uso di fatture per operazioni ritenute inesistenti. La fase riciclatoria si sviluppava quindi attraverso pagamenti tracciati a mezzo bonifico bancario dell’importo fatturato, Iva compresa. Infine c’era la fase restitutoria con la retrocessione dell’imponibile mediante consegna di danaro sporco.

Melandri, difeso dagli avvocati Ermanno Cicognani e Antonio Vincenzi, ha sempre sostenuto in buona sostanza di essere un cattivo contribuente ma non certo di essere un malavitoso.

Andrea Colombari