Migranti al porto di Ravenna. Via i due presunti scafisti

Hanno lasciato la struttura che li accoglieva i sudanesi fermati dalla polizia. A loro carico indizi per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Migranti al porto di Ravenna. Via i due presunti scafisti

Migranti al porto di Ravenna. Via i due presunti scafisti

Forse hanno deciso di raggiungere quella che nelle loro intenzioni era la vera meta sin dall’inizio. Di fatto a Ravenna non ci sono più da qualche giorno. Si sono cioè entrambi allontanati dalla struttura che li aveva ospitati (e con loro pure il terzo connazionale) i due migranti sudanesi sbarcati il 30 ottobre scorso dalla nave ong Ocean Viking e bloccati dalla polizia con l’accusa di favoreggiamento in concorso dell’immigrazione clandestina.

Anche quasi tutti i siriani (erano 23) hanno deciso che la città dei mosaici non fa per loro, ricalcando decisione analoga compiuta dalla maggioranza dei migranti che li avevano preceduti negli altri sbarchi sul nostro porto. In quanto ai 47 dell’ultima volta, sono cioè rimasti perlopiù i cittadini originari del Bangladesh (erano in 18) forse perché hanno incontrato sul territorio una comunità già nutrita di connazionali come tale in grado di soddisfare le loro aspirazioni.

In quanto ai due presunti scafisti - un 24enne difeso dagli avvocati Carlo e Carlotta Benini e un 39enne difeso dall’avvocato Maria Grazia Russo -, a inguaiarli erano stati alcuni video registrati da un altro migrante. In particolare nelle immagini li si vede al timone del barcone con i primi 29 profughi soccorsi dalla nave ong a 39 miglia al largo della Libia. I due, subito interrogati dal pm Lucrezia Ciriello, avevano deciso di rispondere descrivendo modalità simili di accesso al viaggio. E cioè dall’organizzazione facente capo a ignoti malviventi libici per proseguire con la trafila seguita prima di essere portati sulla spiaggia d’imbarco. Per finire con il pagamento del prezzo e le modalità con le quali si erano ritrovati a condurre il natante.

Entrambi avevano ammesso di avere pilotati il barcone dopo essere stati portati a un certa distanza dalla costa con un’altra barca guidata dagli organizzatori libici. Il giudice aveva infine convalidato il fermo dei due eseguito dalla squadra Mobile dato che in quel momento gli elementi a disposizione portavano verso la possibilità di un concreto pericolo di fuga. In quanto alla richiesta di custodia cautelare in carcere, il gip, pur delineando a carico degli indagati la gravità indiziaria del reato loro contestato - cioè l’avere favorito l’immigrazione degli altri a bordo del barcone - non aveva ravvisato pericolo di recidiva né quello di fuga dato che i due erano scappati dall’Africa proprio per giungere in Italia o comunque in Europa.

a.col.