Minacce all’avvocato: "Sappiamo dove abiti". Padre e figlio a processo

Per l’accusa avevano tentato un’estorsione per riprendersi 2.000 euro. I due hanno negato sostenendo di avere chiesto una restituzione all’ex legale. .

Minacce all’avvocato: "Sappiamo dove abiti". Padre e figlio a processo

Minacce all’avvocato: "Sappiamo dove abiti". Padre e figlio a processo

La minaccia per l’accusa suonava così: "Sappiamo dove abiti tu, i tuoi figli piccoli e tutta la tua famiglia". Nel caso ci fossero stati equivoci su quelle frasi, chi le aveva pronunciate, avrebbe aggiunto altro: "Quindi dacci il denaro o vedi cosa ti succede". E ancora: "Se non ci dai tutto ti veniamo a prendere". La cifra in questione ammonta a 2.000 euro. E per i due uomini – padre e figlio di origine serba difesi dall’avvocato Giorgio Vantaggiato - che si sarebbero adoperati per riaverla da quello che all’epoca era il loro legale – un noto avvocato del Foro di Ravenna -, ieri mattina è partito il processo per tentata estorsione in concorso. Il dibattimento è stato quindi aggiornato a inizio luglio.

La vicenda, secondo quanto a suo tempo esposto dall’avvocato preso di mira, si era innescata nel novembre 2021. Il 7 di quel mese uno dei due serbi gli aveva conferito mandato professionale per via di diverse vicende legate sia a una misura cautelare decisa dal tribunale di Ravenna che a una richiesta di estradizione della Serbia. Tra i compiti assegnati – sempre secondo l’esposto – figurava anche il recupero di assegni intestati all’uomo ma in maniera errata e il disbrigo di pratiche legate alla patente di guida. Ed ecco i 2.000 euro: un fondo spese, secondo la parte offesa, nell’attesa di analizzare tutto il corposo materiale. Era però accaduto che il serbo cominciasse a manifestare una certa insofferenza: tanto che l’avvocato a dicembre 2021 era stato convocato a casa sua. Una volta qui - prosegue l’accusa - padre e figlio gli avevano chiesto di restituire l’intero fondo spese e avrebbero pronunciato le minacce finite al centro del processo.

Inutili si erano dimostrati i tentativi di calmarli: così il legale, impaurito, se ne era andato invitandoli a rivolgersi a un altro avvocato. Il 15 gennaio 2022 nuovo sussulto: un collega lo aveva chiamato per riferirgli che un altro avvocato lo aveva contattato per conto dei due serbi parlandogli in questi termini: "Digli di consegnare il denaro perché questi non scherzano e sono pericolosi".

Diversa invece la versione fornita dai due serbi. Il padre, sentito dai carabinieri, aveva assicurato di avere contattato il legale per fare ottenere al figlio, ai domiciliari, il permesso per potere uscire di giorno. L’avvocato a quel punto avrebbe a suo dire chiesto i soldi. All’indomani, lamentando una certa inerzia nelle pratiche, lui e il figlio gli avrebbero semplicemente chiesto la restituzione del danaro.